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LUNARIETTO
2000
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Con passo garbato e silenzioso, com'è nel suo costume, il Lunarietto Giuliano entra nel Duemila. E' il sesto della serie, cominciata nel 1995, quando, affacciandosi timidamente all'orizzonte dei periodici giuliani, pochi erano disposti a pronosticargli un'affermazione così significativa. Durerà un anno e scomparirà!, dicevano. Invece siamo all'inizio del nuovo Millennio, altre testate sono comparse e scomparse, ma il Lunarietto è ancora presente, stesso formato, stessa organizzazione interna degli argomenti e - non meno importante - immutato il modestissimo prezzo di copertina, col quale si era presentato al suo primo apparire. Oggi è tuttavia migliorato in eleganza, nei contenuti, nella copertina che si rinnova di anno in anno, e nelle illustrazioni che alleggeriscono la pagina. Di ciò va lode ai laboriosissimi curatori e collaboratori, all'attenzione che pongono nella redazione per offrire ai lettori un "documento per un anno", a prova della validità della cultura nostrana. Ai quali lettori si affida il nuovo volumetto, con l'augurio che diventino sempre più numerosi, costituendo la sola garanzia perché il Lunarietto duri anche... nel nuovo Millennio.
Manlio Cecovini
ITINERARI - Val Rosandra
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Poi quando le campane furono caricate sul camion, pronte per essere trasportate nei centri di raccolta, don Eugenio piangeva e con lui molti altri. La Amabile Aiza andava in giro a chiedere: "Como faremo des andar a messa ?" Quando il camion si mise in moto ed inizio il suo viaggio verso la fonderia Broili di Udine, tutti salutarono le campane con le braccia alzate. Uno gridò "Addio campane, ve sona de batizo, de festa e de mort e des no ve sentiremo mai piu !" Altri inviavano baci e altri ancora si facevano il segno della croce. Quando la sera gli operai del Cantiere ritornarono a casa, il fatto venne raccontato loro in diverse maniere; ne riportiamo una che ci è sembrata piu significativa di altre: "Al governo talian, quel sporcacion, al ne ga porta via le campane e al spera cussi de vinzar la guera". Le nostre due campane, anche se per alcuni anni ancora, furono viste e segnalate giacenti presso la Fonderia Bertoli di Udine, non ritornarono mai più a Turriaco. Soltanto dopo la guerra furono sostituite con altre, belle come le prime. Vittorio Spanghero |
UN
PO' DI STORIA
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pagine composte da studioimaginis di Trieste