LUNARIETTO GIULIANO 2011
a cura di Noella Picotti
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Copertina Lunarietto 2011
Studio Imaginis
Dario Padovani - Presidente
Noella Picotti - curatrice
Un po' di Storia
da pagina 28
PRESENTAZIONE
di Dario Padovani

Lo spirito del Lunarietto è sempre stato quello di suscitare l'interesse e la curiosità del lettore con brevi e documentate rubriche, rivolte per lo più ad avvenimenti del passato della nostra città e della nostra regione. Gli spunti di ricerca e l'inventiva dei curatori, con il succedersi delle edizioni, trovano sempre maggiore difficoltà a rinnovarsi e quindi si rende necessario un loro avvicendamento.  Con questa edizione si termina pertanto il contributo prestato da Alba Noella Picotti, alla quale non posso che rivolgere un caldo ringraziamento per costanza e dedizione volontaria. Auspico che possa emergere tra i nostri soci o simpatizzanti chi dal prossimo anno 2012 subentri all'attuale curatrice con nuove proposte e originali ricerche.
Segnalo ancora alcune ricerche storiche, tra le quali quella dedicata all'eroe monfalconese Tommaso Cellottini o l'indimenticabile momento degli inizi del secolo scorso, quando le donne hanno incominciato ad indossare le gonne pantalone.  Una vera chicca è quella in cui si ricorda che Arturo Toscanini, durante la Prima Guerra Mondiale, intratteneva con un'orchestra militare le truppe al fronte. Un risvolto poco noto di Umberto Saba, già sessantatreenne, è la sua attenzione per la bellezza delle donne triestine, che descrive ampiamente sul settimanale "Grazia" nel 1946 e di cui pubblichiamo una parte dell'articolo.  Non potevano mancare le "Curiosità", ricavate da "Il Piccolo" del 1911, che integrano il nostro almanacco e, sebbene siano passati cento anni, l'arte della comunicazione pubblicitaria non è cambiata molto.  Ancora curioso è lo stile adoperato all'epoca dal quotidiano nel riportare alcune notizie di cronaca: si legga ad esempio "Una domestica che pensa al domani". Tra le novità di quest'anno sottolineo il contributo di tre giovani che dovrebbero segnare l'inizio di un rinnovamento del  Lunarietto, indirizzandolo, crediamo in modo spiritoso e vivace, anche ai nostri lettori sotto gli ...anta.
E ora non mi resta che lasciarvi alle sorprese che troverete durante quella che sarà sicuramente una... buona lettura.
In questa edizione segnalo innanzitutto la pregevole copertina che riproduce un momento del ciclo pittorico che Annamaria Ducaton ha dedicato al "Canto della Terra" di Gustav Mahler, di cui quest'anno ricorre il centenario della morte. Dall'indagine di un affezionato sostenitore del Lunarietto riscopriamo l'esistenza di una tra le stupende ville ottocentesche di Trieste, ora in precarie condizioni e in uno stato di abbandono pressoché completo.
da Granellini di sabbia - pagina 53
da Ricorrenze pagina 164
SUL TITANIC

I passeggeri di prima classe del transatlantico lo avevano ogni giorno al tavolo della colazione; il comandante compariva puntualmente, con il suo impeccabile abito turchino scuro, per partecipare alla conversazione dei signori e delle signore, facendo spesso ridere tutti, come quando, a chi gli chiedeva di parlare del suo grande amore per il mare, rispose con la battuta spiritosa di Jerrold "Vi piace il mare? Io ne vado matto ma dalla riva!"
Capitano Edward Smith
Il comandante indugiava volentieri al tavolo dei passeggeri, finché venne il giorno nel quale il dottore, che gli sedeva accanto, fu il primo ad accorgersi  che quel suo conversare si faceva sempre meno brillante.  Al cameriere che gli portava il solito Martini disse, questa volta, con voce alterata, fra lo stupore generale, "Liscio, hai capito, liscio!", senza quei cubetti di ghiaccio, a galleggiare nel bicchiere. Le sue comparse nel salone incominciavano a non essere più giornaliere; sempre sul ponte di comando, a fumare nervosamente, a scrutare l'orizzonte, preoccupato per la bussola che aveva bisogno di una revisione ma anche il porto più vicino rimaneva sempre lontanissimo, bisognava verificare la rotta con il sestante, chiedere continuamente al radiotelegrafista la posizione della nave e le previsioni meteorologiche, la pioggia e la salsedine stavano rendendo il sestante poco maneggevole, gli ascolti radio si facevano sempre più difficili, continuamente interrotti da sibili e da lunghi silenzi. Venne, così, quella sera che vide il comandante scendere nel salone di prima classe del transatlantico per porgere all'orchestra di bordo alcuni spartiti delle più allegre canzoni e subito ritornarsene sul ponte: egli sapeva che la nave stava per incontrare, in una inevitabile e maledetta rotta di collisione, quell'enorme iceberg, che si era
staccato dal biancheggiare silenzioso della luna. E adesso? Dio mio, Dio mio, perché non bastano più gli scaffali della biblioteca, altri libri da leggere, senza ancora trovare, quello che tu sapevi, nonna Dobrilla, che a sera, scioglievi serenamente il cuore, nella recita del Rosario.                                                                                                                                                           Luigi Miotto
…IN NOI STESSI

Sally, la piccola e vivace coccinella che animava quotidianamente la radura, era molto triste quella mattina di aprile: c'era il sole, l'atmosfera era limpidissima, la temperatura mite… eppure qualcosa non andava, qualcosa le aveva tolto il sorriso e quella briosa allegria che sempre la caratterizzava.
"Cos'hai Sally?" - chiese Truby, la colorata farfalla che svolazzava tutto il giorno qua e là - "Sei strana oggi!". Sally fece finta di non aver neppure sentito, non voleva rispondere, la tristezza era troppo forte dentro di lei e non voleva assolutamente condividerla con nessuno, riguardava solo lei, non le sembrava giusto alleggerirsene parlandone con altri. Ma Truby, a sua volta, non era certo tipo da arrendersi, ci teneva troppo alla sua amichetta e non voleva vederla così seria e pensierosa. Insomma, tanto fece che riuscì a strappare qualche significativa parola dalla bocca di Sally. "Mi sento sola, mi sento sola nei miei propositi, nei miei desideri, nei miei ideali e chi dovrebbe essermi vicino sembra sempre ostacolarmi… - sospirò la povera coccinella con un fil di voce - vorrei davvero poter fare un po' di più per la nostra radura, ma ci sono alcuni che non me lo permettono, pesa loro il fatto che io mi occupi degli altri, che non mi concentri solo su me stessa o su di loro… ma io sono fatta così, a me piace cantare a squarciagola, rallegrare anche le giornate più buie a tutti i nostri amici e, addirittura, a chi non conosco neppure…". Era proprio questo lo spirito della vivace coccinella che, fin da piccola, aveva manifestato tale sua indole attraverso un carattere aperto, estroverso, con l'attenzione sempre rivolta all'esterno, quasi alla ricerca di luoghi bui per poterli illuminare di gioia. "Sally, non ci hai svegliato come al solito oggi, siamo molto in ritardo!" Si lamentavano Tik e Fruk avanzando verso le loro postazioni di lavoro. "Ma dov'è Sally? Non si sente cantare e non ha neppure fatto in modo di svegliarci presto quest'oggi!" aggiunsero Tina e Shari correndo verso le foglie di lattuga per raccogliere la  rugiada che oramai, vista l'ora inoltrata, scarseggiava. Tutti si erano accorti della mancanza di Sally, dell'assenza del suo esserci, e nella radura di Cheylon era tutto un mormorare. Sally, dal canto suo, ascoltava tutto il ciarlare dal suo nascondiglio, sentiva quelle voci amiche  che si preoccupavano di lei, che la facevano sentire davvero… importante. "E' giusto che io prosegua sulla mia strada!" - Pensò convinta tra sé. Immediatamente si liberò dalla foglia con cui si era coperta e iniziò a intonare le note canzoni con cui animava di solito l'ambiente. Tutti gli altri abitanti della radura in men che non si dica la attorniarono e con piacevole stupore chiesero all'unisono: "Sally, ma dove ti eri cacciata?!?". La coccinella non rispose, continuò a comportarsi come aveva sempre fatto, ricevendo la carica dalle sue stesse azioni, dal proprio modo di essere con gli altri.                                                                                                Elisa Baldo
da Curiosità - pagina 62
da Tempi andati - pagina 142
CIASTINIS PA' PANOLIS
Alla fine di novembre, fino ad una cinquantina di anni fa, scendevano dai monti della Carnia, da sopra Cividale e dalla valle del  Canal del Ferro, carretti trainati da cavalli, carichi di castagne, di piccole mele colorate e di donne vestite di nero. Dormivano nelle stalle e nei pagliai. Mangiavano pane e formaggio e con il pane anche spicchi di aglio. Alcune di loro tenevano sulla schiena una gerla piena di manufatti per la cucina in legno di faggio o di frassino. Al seguito del gruppo, ogni tanto, un orso con un collare in cuoio attorno al collo legato al carro da una catena. Il carro si fermava nelle piazzette mentre le donne sciamavano veloci in giro ad offrire "ciastinis pa' panolis", castagne per pannocchie, mestoli, matterelli, setacci, forchette, martelli e altri oggetti per la casa. Nel frattempo nugoli di bambini, richiamati dal suono di una campanella, si affrettavano a vedere cosa stava succedendo. Tutti a guardare l'orso, che era di un color marrone scuro, non molto grande, avanti con gli anni e un po' spelacchiato. Il padrone con in testa un cappello ornato da una piuma di gallo cedrone, al suono di una trombetta girava attorno al carro gridando: "Siniorri e siniorre, una grande attrazione, venite a vedere l'orso che balla!". In realtà i signori e le signore eravamo solo noi bambini e per questo ci sentivamo più importanti. L'orso, sgranocchiando mele, ad un cenno del padrone si alzava  ritto sulle zampe posteriori e si metteva a dondolare goffamente. Dopo un'oretta le donne ritornavano con le pannocchie, alcuni fiaschi di vino che brillavano nelle gerle, senza castagne e qualche attrezzo da cucina in meno. Una breve sosta e la comitiva, al suono della campanella e della trombetta, si spostava da un'altra parte. Tutti i ragazzi dietro a far baccano mentre i cerchioni di ferro delle ruote in legno cigolando, macinavano la polvere come il sale nel pestello. E così, com'erano arrivati, se ne andavano. Figure e suoni di un tempo fantastico che non c'è più. Che tempi, (che) erano quelli.                                                                             A.V.Spanghero
Pannocchie - foto di Fabio Bergamasco
Tutti gentilissimi, gradevole l'ambiente naturale e bellissimo il castello di Miramare malgrado l'incessante pioggia a catinelle, l'orchestra passabile e comunque piena di zelo e di fuoco, un albergo orrendamente sudicio (< un porcaio>)  pur essendo il migliore della città, sciatteria e confusione (< qui tutto segue già i sistemi italiani >). Questi i contrastanti giudizi di Mahler su Trieste, riportati da Quirino Principe in Mahler (Rusconi Ed. 1983). Contrastanti però anche i giudizi della critica in occasione dei due concerti diretti dal compositore boemo nel 1905 al Politeama Rossetti e nel 1907 al Teatro Verdi, pochi anni prima della morte,  avvenuta a Vienna il 18 maggio 1811. I due teatri, infatti, all'inizio del secolo erano animati da una nobile competizione nell'accaparrarsi i direttori e gli esecutori più illustri e Gustav Mahler, ancora poco noto al pubblico italiano come compositore, era invece accompagnato da un'altissima fama come direttore dell'Opera di Vienna. Si presentò al pubblico triestino che affollava il Teatro Rossetti l'1 dicembre 1905  con un programma che avrebbe costituito la prova del fuoco per l'Orchestrale Triestina di recente formazione: l'Ouverture Coriolano di Beethoven, la sinfonia Jupiter di Mozart, la V Sinfonia di Mahler. La critica senza firma de Il Piccolo (molto probabilmente di Silvio Benco), se da una parte esaltò l'efficacia della strumentazione e della direzione, elettrizzante ed entusiasmante, dall'altra avanzò molte riserve sulla partitura mahleriana. Niuno esiterebbe a dire che compone stupendamente, che ha sulle punta delle dita le novità più ardite dell'arte;  ma ciò non toglie che manca in lui il sentimento della misura, che gli spunti melodici, spesso, invece di sgorgare spontanei, riescono di un'innegabile convenzionalità, che la veste splendida riesce a far dimenticare la vacuità di concezione, se pur sempre non copre i molti e grandi difetti di disegno, lo sforzo continuo, esasperante, di voler parlare e di non poter dire. Non molto diversa fu la critica de Il Piccolo in occasione del secondo concerto di Mahler al Teatro Verdi, il 4 aprile 1907.   Il programma comprendeva il Preludio da I Maestri Cantori di Norimberga di Wagner, la V Sinfonia di Beethoven e la  I Sinfonia di Mahler:  esecuzioni stupefacenti, ma troppe e faticose elaborazioni tematiche, annotava l'anonimo critico. Il Maestro, da parte sua,  si mostrò soddisfatto delle due orchestre triestine che trovò coscienziose, capaci, appassionate e non mancò di elogiare pubblicamente alcuni singoli strumentisti.
GUSTAV MAHLER A TRIESTE
La presentazione del Lunarietto 2011 si è tenuta a Trieste presso la sala conferenze delle Assicurazioni Generali (g.c.) lunedì 6 dicembre 2010 con la partecipazione di Paolo Quazzolo (presentatore), Mariella Terragni (attrice) e Noella Picotti (curatrice).