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Folclore giuliano

circolo "Amici del Dialetto Triestino"

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copertina  FOLCLORE GIULIANOIl 3° Convegno sul folclore giuliano è stato organizzato dal Circolo Amici del Dialetto Triestino, associazione sorta nel 1991 e che da allora opera nella nostra città. Possiamo dire - come ebbe ad affermare nel 1922 "il Marameo" quando diede inizio a quella serie di manifestazioni tanto importanti per la nostra poesia e per le nostre canzoni, - che anche noi ci siamo mossi perché spinti dall'amore del nostro dialetto, ma anche dall'amore per la nostra città ove il dialetto è sempre vivo, dove tante abitudini del passato uniformano ancora alcuni comportamenti, dove l'espressione dialettale, specie poetica, permette di esprimere concetti ma soprattutto sentimenti anche di elevato spessore.

Il fine della nostra Associazione non si limita allo studio del dialetto, ma rivendichiamo la nostra competenza anche all'analisi delle nostre tradizioni, delle abitudini di vita, non solo rivolti al passato ma anche per seguire la loro evoluzione. Nel 1992 siamo stati incoraggiati a organizzare il "2° Convegno giuliano sul folclore" da Livio Grassi - che oggi affettuosamente ricordiamo - che ci aveva informato sul "Primo convegno" allora istituito sotto l'egida dall'ENAL nell'ormai lontano 1949, e ci aveva illustrato l'entusiasmo dei partecipanti e di quanti (e non sono pochi) con dedizione e passioni si occupano di questi argomenti.Livio  Grassi

Del primo convegno abbiamo poco, solo una fotocopia del depliant di presentazione, per cui conosciamo solo gli argomenti trattati ed i nomi dei relatori, i maggiori studiosi del tempo, come Alberto Catalan, Marcello Fraulini, Lina Galli, Loris Premuda, Silvio Rutteri, Gianni Pinguentini, lo stesso Livio Grassi e altri. I testi di quel convegno sono andati perduti. Nel secondo abbiamo inteso l'accezione folclore - come del resto era avvenuto anche nel 1° - nel senso originario della parola come sapienza di popolo, come informazione, notizia sul popolo (anche nel tedesco: Volkskunde). Un termine molto vasto che permette di affrontare i nostri argomenti sotto molteplici sfaccettature.

Nella presentazione del convegno del '49 si affermava: "Lo studio delle tradizioni popolari non è solamente raccolta ed esame di credenze e di opinioni popolaresche di fronte a fenomeni fisici o a fatti psichici. Esso è anche ricerca dell'animo umano nelle consuetudini di vita cotidiana, attraverso cerimonie e manifestazioni festive e artistiche di ogni genere. L'umanità - continuava - in quanto di ingegno spontaneo ha conservato nell'animo, pur nell'evolversi della civiltà, dal suo nascere nella lontana primitività dell'esistenza umana fino ai nostri giorni, si riflette integra nel folclore, che assume disciplina di studio dell'uomo nei rapporti con il mondo fisico, morale, storico." Fedeli a queste indicazioni, anche nei due ultimi convegni abbiamo considerato le nostre tradizioni popolari come cultura del popolo, cultura profondamente radicata, memoria storica di un gruppo, che vanta vicende storiche particolari, tradizioni che raccolgono la spiritualità di una evoluzione culturale elaborata in secoli di storia, di esperienze, di sentimenti con manifestazioni che possono provenire anche da molto lontano per farci acquisire la nostra identità, e trovare un riflesso costante nella vita di ogni giorno in un inestimabile patrimonio di valori comportamentali ed etici.

Nell'attività del Circolo siamo direttamente o indirettamente venuti a conoscenza che tanti validi studiosi seguono indagini approfondite sulla nostra realtà, e che la conoscenza ci permette ancora maggiormente di approfondire e comprendere meglio la nostra essenza. Sono persone estremamente qualificate che cercano in modo scientifico di evidenziare quanto vale essere conosciuto e conservato. Ed è a questi che abbiamo offerto l'occasione di condividere con noi il frutto delle loro ricerche per un reciproco arricchimento. Siamo convinti di aver fatto opera buona ed utile. Se poi saremo in grado di lasciare una traccia di questo convegno potremo affidare ad altri il frutto di questi studi anche come incentivo per ulteriori approfondimenti, ulteriori ricerche, forse ulteriori convegni.

Mario Pini
Presidente del Circolo Amici del Dialetto Triestino

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