CONVEGNO tenutosi
a Trieste giovedì 30 novembre 2006 leggi la pagina di presentazione del libro |
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Nell’ambito della rivalutazione e della giusta collocazione nella storia della letteratura giuliana di uno scrittore rimasto, volontariamente, appartato e quindi defilato dai centri del potere editoriale e culturale qual è Franco Vegliani (1916-1982), l’Istituto Giuliano intende riproporre la pubblicazione di uno dei suoi romanzi più significativi , La carta coperta. Il significato sostanziale della pubblicazione consiste dunque nella valorizzazione di una delle più interessanti personalità della narrativa giuliana, le cui opere vengono “riscoperte” adesso e rivalutate con la loro ristampa da parte di un importante editore nazionale com’è Sellerio. Uomo di frontiera – Vegliani visse la prima parte della sua esistenza tra Trieste, Volosca, Veglia e Fiume, di quella frontiera particolare perciò, tra le più instabili e le più aperte non solo dal punto di vita etnico e culturale ma pure esistenziale, spesso difficile e contrastata, destinata a vedere variare i propri punti di riferimento a seconda del mutare dei rivolgimenti storici e politici – Vegliani travasò nei suoi libri questa pregnante esperienza correlandola sempre alle questione sociali di grande attualità, anche ai giorni nostri, a dimostrazione della validità della sua indagine che approda sempre ad esiti letterari di alta qualità. La carta coperta, che si intende dunque opportunamente ripubblicare in un’edizione anche più filologicamente accurata, è l’unico romanzo di Franco Vegliani a non essere riproposto da Sellerio e quindi appare quanto mai lusinghiero già il fatto che una nuova edizione provenga dalla nostra regione. Ma è soprattutto la validità e la sempre viva attualità e freschezza della scrittura di Vegliani a consigliare una nuova edizione de La carta coperta, un romanzo che va collocato senza ombra di dubbio, anche alla stregua di quanto ha elaborato la più avvertita critica nazionale, tra i più i testi più significativi del Novecento triestino (e non solo triestino) per l’originalità, la compattezza e la solidità del tessuto narrativo, sempre esente da sbavature e da cedimenti, per la purezza e la limpidezza dello stile e del linguaggio, preciso ed essenziale, immune da compiacimenti retorici e spesso, nei momenti migliori, toccato dal dono della poesia. E al suo centro quella intensa tensione esistenziale di Vegliani, alla ricerca di una identità, in un appassionato interrogarsi sul significato che il destino – ma anche la frontiera, il rapporto con gli altri popoli, i mutamenti storici epocali – assume nella nostra vita, su quanto la fatalità e le circostanze possono incidere sulle nostre azioni, determinarne il corso, e, come scrive lo stesso Vegliani, “sul caso e sui suoi intrighi, sulle coincidenze misteriose e gli imprevedibili agguati di cui può essere disseminata una vita”.
La ristampa del romanzo di Franco Vegliani (1915-1982) La carta coperta
(prefaz. di Paolo Quazzolo, pp.162, € 12,00) – è l’unico
suo libro a non essere stato riproposto dagli editori nazionali – dove
i temi più peculiari dello scrittore fiumano-triestino s’intrecciano
e si sovrappongono in una prepotente ricerca esistenziale, alla ricerca di
un’identità, in un rinnovato,
appassionato interrogarsi sul significato che il destino – ma anche
i rapporti con gli altri come i mutamenti epocali – assume nella nostra
vita, su quanto la fatalità e il caso segnano in modo indelebile la
nostra esistenza, insomma, come scrive lo stesso Vegliani, “sul caso
e sui suoi intrighi, sulle coincidenze misteriose e gli imprevedibili agguati
di cui può essere disseminata una vita”. Un romanzo che va collocato
senza ombra di dubbio tra i più significativi del Novecento triestino,
e non solo triestino, anche alla stregua di quanto ha elaborato, e sta elaborando,
la più accreditata critica nazionale.
Il libro – che esce con il sostegno dell’Assessorato alla cultura
del Comune di Trieste – contribuisce quindi anche alla più giusta
collocazione nell’ambito della storia della letteratura giuliana di
un autore che è rimasto troppo appartato, volontariamente, dai centri
del potere editoriale e culturale, rimanendo così nell’ombra
e lasciando nella scarsa conoscenza la sua opera di narratore. Nel panorama
italiano del ‘900 non sono rari del resto gli scrittori validi che,
senza aver ottenuto i giusti riconoscimenti, passano inosservati e vengono
presto dimenticati, estranei come sono per temperamento e per scelta ai capricci
dell’effimero e della moda. Franco Vegliani è certamente uno
di questi e il suo romanzo acclara a pieno una delle più interessanti
personalità della narrativa giuliana le cui opere vengono ora opportunamente
“riscoperte” e rivalutate.
Autentico uomo di frontiera fu lo scrittore – Vegliani visse la prima
parte della sua vita tra Trieste, Volosca, Veglia e Fiume –, di quella
frontiera particolare quindi tra le più instabili e nel contempo più
aperte non solo dal punto di vista etnico e culturale ma pure esistenziale,
spesso difficile e contrastata, destinata a vedere variare i propri punti
di riferimento a seconda del mutare dei rivolgimenti storici e politici; e
queste esperienze di vita si riscontrano in tutti i suoi romanzi e dunque
anche ne La carta coperta, nei quali lo scrittore proponeva questioni sociali
di grande attualità, anche per i nostri giorni, a dimostrazione della
validità della sua indagine che approda ad esiti letterari di alta
qualità per l’originalità, la compattezza e la solidità
del tessuto narrativo, sempre esente da sbavature e da cedimenti, per la purezza
e la limpidezza dello stile e del linguaggio, preciso ed essenziale, immune
da compiacimenti retorici e spesso, nei momenti migliori, toccato dal dono
della poesia.