PUBBLICAZIONI BIBLIOTECHINA DEL CURIOSO

Memorie di un soldato
Ricordi di una campagna contro Napoleone

(Un caso di falsa attribuzione)

a cura di Piero Spirito e Roberto Bertinetti

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Copertina MEMORIE DI UN SOLDATOLe "Memorie di un soldato" di John Malcom apparvero per la prima volta tradotte in italiano nel 1832 in un’edizione che attribuiva il testo al poeta inglese Robert Southey. Un falso, dunque, rimasto tale in Italia per oltre un secolo e mezzo: Southey questo testo non lo ha mai scritto né avrebbe potuto, non avendo neppure mai indossato una divisa. Tuttavia quando il libretto uscì dai torchi di Placido Maria Visai per conto del noto editore e libraio milanese Anton Fortunato Stella nessuno sembrò far caso allo scambio d’autore, al punto che l’anno successivo venne licenziata una nuova edizione del racconto, sempre attribuito a Southey.

Dietro le "Memorie di un soldato" si nasconde una curiosa vicenda editoriale, anche perché lo Stella era rinomato per essere editore di gran levatura morale, e nemico giurato di quei "corsari" del libro che imperversa vano da un capo all’altro nell’Italia della Restaurazione. Viene da pensare, piuttosto, che fosse stato lo stesso Stella a venir raggirato da chi gli propose la traduzione delle "Reminescences of a campaign in the Pyrenees and South of France in 1814", pubblicato nel 1828 a Edimburgo nel primo torno del XVII volume della "Constable’s Miscellany of Original and Selected Pubblications in the Various Departements of Literature, Science, & the Arts", dedicato alle "Memorials of the Late War", vale a dire le guerre napoleoniche. A proporre il testo con falso autore fu probabilmente io stesso Visai, lo stampatore, non nuovo a imprese del genere.

Le "Memorie di un soldato ossia rimembranze della Campagna nei Pirenei negli anni 1813-1814", apparvero in un volumetto in 32° nella collana della "Piccola Biblioteca di Gabinetto". Il frontespizio attribuiva inequivocabilmente l’opera a "Roberto Southey, Poeta laureato d’Inghilterra", specificando che si trattava della "Prima Versione dall’inglese". Le prime otto pagine erano dedicate alle "Notizie intorno all’Autore", con un elenco delle opere, alcune note critiche, e l‘annuncio che in appendice alle "Memorie" era stato aggiunto "uno squarcio" di un’altra opera di Southey, la "Storia della guerra della Penisola sotto Napoleone", "applauditasi legge nella nota editoriale - dalla maggior parte dei giornali inglesi, non tanto per lo spirito di imparzialità che in essa domina, quanto per la chiarezza dell’esposizione e per il vigore e la nobiltà delle riflessioni di cui è adorna" tale da porre "Southey nella schiera de’ migliori storici della Gran Bretagna". E in effetti da pagina 131 a pagina 168 dell’edizione Stella delle "Memorie" compare il capitolo della "Storia della Penisola" di Southey dedicato a "L’Assedio di Saragozza". E questa sì, è opera del poeta.

Ma perché le "Memorie di un soldato" erano state intenzionalmente e falsamente attribuite a Southey invece che al legittimo autore, John Malcom? E da cosa derivava la scelta - quanto mai inusuale tra gli editori milanesi di allora - di proporre una traduzione dall’inglese, e per di più di un testo sulla guerra contro Napoleone, considerato che buona parte degli imprenditori lombardi del periodo della Restaurazione erano accesi bonapartisti?

Piero Spirito e Roberto Bertinetti durante la presentazione del libro avvenuta il 9 dicembre 2003 presso la sede dell'Istituto Giuliano in via Trento, 15 - TriesteSull’autore del falso sembrano esserci pochi dubbi: con ogni probabilità era stato lo stesso stampatore, Placido Maria Visai, a proporre all’ormai anziano Stella e a suo figlio Luigi il testo dello sconosciuto Malcom spacciandolo per il ben più noto Southey. Visai era noto per una gestione piuttosto disinvolta dei diritto d’autore. Stampatore e librario venuto su dalla gavetta, Placido Maria Visai non ebbe carriera facile, né con le autorità austriache, che lo sospettavano di contrabbandare libri proibiti, né con i suoi colleghi e letterati, che lo consideravano un autentico pirata "per aver ristampato scorrettamente e abusivamente l’Ester d’Engaddi e l’Iginia di Asti di Silvio Pellico, dandole per inedite". In definitiva Visai era "un navigatore spericolato che riesce a pubblicare la ‘Biblioteca ebdomadaria teatrale’, superando i cinquecento fascicoli e fa in modo di non pagare gli autori", e la sua ricetta preferita prevedeva di "pubblicare fascicoli a costi bassi e prescindendo da ogni lavoro redazionale".

Ma è difficile dire se la scelta della falsa attribuzione fu frutto di una ben calcolata strategia editoriale (pubblicare uno sconosciuto con il nome di un più noto autore contemporaneo), oppure se si trattò semplicemente di un errore, un pasticcio redazionale, o ancora se a combinare tutto non fu uno dei collaboratori, quei letterati che orbitavano intorno alle case editrici e ai librai nella Milano del primo Ottocento. A quanto pare l’errore" non fu colto nemmeno dagli autori involontari protagonisti dello scambio, Malcom e Southey, che anche all’epoca della seconda edizione delle "Memorie" erano ambedue ancora in vita.

La scelta di presentare proprio un testo firmato da Southey può sembrare ancor meno congrua, essendo il poeta inglese rinomato quasi più per il suo acceso nazionalismo e conservatorismo che non per le sue liriche. Dotto cultore di antichità e amante della letteratura spagnola, Robert Southey (nato a Bristol nel 1774 e morto a Kewick, Cuberland, nel 1843) fu amico di Coleridge e Wordsworth, e viene ricordato come infaticabile lavoratore, autore di una vasta produzione di opere tra saggi, poesie, testi a carattere sociologico. Acceso reazionario, fu il promulgatore, assieme a Coleridge, della Pantisocrazia, una sorta di comunità utopica da realizzare nel Nordamerica. Progetto, come ricorda la nota nella stessa edizione Stella delle "Memorie", che "andò fallito per mancanza di mezzi pecuniarii". Se come letterato venne considerato quantomeno troppo prolifico, nell’ambito del pensiero sociale almeno, Southey rimane una figura influente anche se misconosciuta. In un mornmento come il socialismo cristiano, ad esempio, si può scorgere facilmente la sua influenza, anche se poi l’approdo di Southey fu il conservatorismo. Va inoltre aggiunto che fu tra i primi a mettere in contrasto il mondo del medioevo con l’Inghilterra a lui contemporanea, anticipando un atteggiamento che si sarebbe poi diffuso durante la seconda metà dell’Ottocento. Più che per i poemi giovanili come "Thalaba" (1801), o alle liriche di carattere familiare o fantastico, il nome di Southey resta legato ad alcune opere di saggistica, prima fra tutte la "Vita di Nelson" (1813). Dunque un letterato a tutto tondo, come riconobbe Byròn, uomo di vasta cultura e critico generoso ancorché facile all’abbaglio.

Considerato il carattere di Southey e la sua smisurata ed eclettica produzione letteraria, poteva essere plausibile che fosse stato proprio lui a scrivere le "Memorie di un soldato". Solo che il poeta non aveva mai combattuto in Spagna, a differenza del vero autore del testo, il semisconosciuto John Malcom.

Sono pochissime e scarse le notizie intorno a Malcom. Tra queste il saggio introduttivo firmato da George Gilfillan che apre la raccolta "Poems, Tales and Sketches" (William Peace & Son, Kirkwall) dello stesso Malcom, uscita postuma nel 1878. Nel presentare le sue opere Gilfillan definisce Malcom "una figura che spunta dai miei ricordi come un sogno da un passato così lontano che sono quasi tentato di dubitare della sua realtà". Il critico ricorda poi come Malcom fosse stato "il tipico gentleman di estrazione militare, pacato, affabile, al quale piaceva parlare di tutto tranne che di se stesso". Rievocando un loro incontro, Gilfillan testimonia che una volta Malcom, con versando con un comune amico, aveva sottolineato come "sopra ogni cosa deprecava l’idea di essere considerato un grande poeta, e che parlava di se stesso e della sua opera in maniera autodenigratoria, sostenendo che aveva scritto versi solo per il proprio piacere intellettuale e per offrirne un po’ a chi condivideva il suo punto di vista". In quanto all’aspetto, il critico nel testo introduttivo alle poesie di Malcom ricorda una "fioca ma ben definita immagine della sua figura con il braccio destro mutilato a causa di una ferita in guerra alla spalla destra".

Difficile non intravedere in John Malcom una figura dotata di nobile simpatia, quella di un letterato schivo e consapevole delle proprie capacità: una figura, verrebbe da osservare, quasi speculare a quella di Southey. Dobbiamo ancora a Gilfillan un breve profilo biografico di Malcom, nato presumibilmente nel 1795 nelle isole Orcadi, secondogenito del reverendo John Malcom, parroco della chiesa di Firth e Stenness, località descritta da Walter Scott nel "Pirate" e poi dallo stesso Malcom nel suo "Buccaneer" (1824).

Affascinato sin da giovanissimo da eserciti e guerre, John Malcom aveva rivolto una supplica al Duca di Kent per venire arruolato durante le guerre napoleoniche. La richiesta venne accolta, e nel 1813 Malcom partì per la Spagna dove in breve tempo guadagnò i gradi di ufficiale del 42° Reggimento, nelle cui fila continuò a militare fino alla fine della campagna pirenaica.

Questa esperienza è appunto raccontata nel testo autobiografico delle "Memorie", e nei versi riuniti in "Scenes of War" (1828). Come racconta Malcom stesso, nel 1814, durante la battaglia di Tolosa, venne ferito da una pallottola che gli trapassò il braccio destro. Nel 1815 si ritirò dal servizio attivo, conservando una quota della paga e ottenendo una pensione. Da allora e fino alla morte, avvenuta nel settembre del 1835, John Malcom visse a Edimburgo senza mai sposarsi "accudito - scrive Gilfillan - da una sorella o da una parente".

Da sempre innamorato della letteratura, ricorda ancora Gilfillan nel tracciarne il profilo biografico, Malcom cominciò a scrivere per il "Constable’s Magazine", soprattutto brevi testi e versi chiaramente ispirati a quelli di Byron, celebrato tra l’altro dopo la scomparsa in Grecia con una poesia poi raccolta in "The Buccaneer and Other Poems", "una raccolta - osserva Gilfillan - dove si avverte l’influenza di quella che Shelley definiva ‘Byronic Energy’". Secondo il critico, in tutta l’opera di Malcom si avverte la presenza contemporanea di toni malinconici e dell’ammirazione per la forza della natura, evidente in particolare quando descrive il paesaggio delle isole Orcadi.

Nel 1831 John Malcom divenne direttore dell’ "Edinburgh Observer", mantenendo tale incarico fino alla morte. Descritto come un uomo di salute cagionevole - anche a causa della ferita di guerra -, dal carattere schivo, Malcom soffrì di problemi ai polmoni che lo portarono a morte prematura.

"La sua scomparsa - scrive George Gilfihlan - non provocò grande commozione in Scozia, che aveva smesso per quell’anno di essere una nazione attenta alla poesia ed era diventata attenta invece alla politica. Ma all’interno del suo ristretto gruppo di amici il dolore fu enorme e tutti erano certi di aver perso uno dei pochi poeti originali delle isole Orcadi". Il saggio di Gilfillan che introduce la raccolta degli scritti di Malcom si conclude sottolineando i punti di forza e di debolezza dell’arte del poeta, e la speranza che la sua opera possa venire apprezzata dai lettori del 1878 come la testimonianza di una sensibilità e di un atteggiamento nei confronti di un tipo di società "che è ormai svanita per sempre".

Che Malcom fosse un gentiluomo tanto nella vita quanto nelle lettere lo si deduce sin dalle prime righe delle "Memorie di un soldato". Attirato dall’avventura bellica, al pari di molti altri coetanei, Malcom affrontò la guerra come fosse una sorta di rito di passaggio, un’esperienza che non poteva mancare nel bagaglio di un intellettuale del tempo. Basta dare un’occhiata alla vastissima produzione letteraria postbellica inglese per rendersi conto di quanto fosse diffusa, tra chi vi partecipò, la pratica dell’elaborazione letteraria delle esperienze vissute sui campi di battaglia contro le armate napoleoniche.

Al riguardo la bibliografia contempla pubblicazioni e scritti di diversi generi e soprattutto di valore non uniforme. Dovendo dividere il materiale in gruppi si possono distinguere: opere di natura storica o tattico-strategica composta da chi ha preso parte al conflitto in prima persona, soprattutto ufficiali; diari o lettere; memorie.

I diari sono meno diffusi, sebbene questo genere, sebbene questo genre (diary o journal) sia molto ricorrente nei titoli delle opere. La ragione della scarsità dei diari pubblicati risiede probabilmente nel fatto che gli ufficiali - cioè negli uomini in possesso delle conoscenze e delle capcità per scriverli - spesso riassumevano gli avvenimenti nelle lettere inviate a casa, e quindi non sentivano l'esigenzadi fissare per la seconda volta sulla carta le loro esperienze.

Le lettere sono senza dubbio più abbondanti, però si tratta nella maggior parte dei casi di raccolte di carattere privato, non pensate per la pubblicazione. Molti epistolari sono andati perduti, e quelli che restano sono stati scoperti da studiosi contemporanei tra le carte di famiglia dei discendenti degli ufficiali.

È quindi la forma memorialistica a raccogliere il numero maggiore di testimonianze dei militari inglesi che presero parte alle guerre napoleoniche. Se tali raccolte di ricordi possiedono meno immediatezza rispetto ai diari e alle lettere, tuttavia chi scrive ha a sua disposizione una visione globale degli avvenimenti che gli permette di sorvolare su dettagli che forse al momento gli erano apparsi importanti, ma che in seguito si erano rilevati ininfluenti. L’autore può inoltre integrare gli elementi in suo possesso con ciò che gli altri hanno detto e scritto in proposito, anche se può andare incontro al rischio di contaminare troppo i propri ricordi con quelli altrui.

Le opere sono poi diverse tra loro perché segnate da punti di vista non uniformi: c’è chi scrive per offrire un quadro fedele degli avvenimenti, chi si sofferma ad analizzare la vita dei Paesi dove si è trovato e chi, infine, preferisce riassumere in prospettiva eroica le sofferenze vissute dall’esercito britannico. Alcuni, inoltre, restano legati a una prosa di stile settecentesco (chiara, precisa, fattuale) mentre altri privilegiano una sensibilità romantica che li porta verso uno stile più emotivo e soggettivo.

I lettori inglesi del tempo erano interessati soprattutto alle figure degli ufficiali di grado superiore e dei generali, i cui nomi erano noti al vasto pubblico attraverso i dispacci che giungevano dal fronte. I più erano curiosi di sapere come erano i grandi eroi visti da vicino, e memoriali e diari offrivano loro una gran quantità di notizie al riguardo. Altro tema di grande interesse per il pubblico dei lettori inglesi era l’esercito francese, "entità" che aveva costituito una così grande minaccia per l’intero continente.

Il terzo argomento largamente trattato nei testi di guerra e apprezzato dal pubblico era la descrizione minuziosa della vita nei Paesi stranieri. In ottemperanza a un diffuso canone letterario del tempo, e come si vede chiaramente da ciò che scrisse lo stesso Malcom, la mentalità inglese dell’epoca considerava i popoli dell’Europa meridionale in buona misura inferiori perché pigri, sporchi e passivi. Un giudizio che si evolve e viene espresso a vari gradi nelle memorie pubblicate all’epoca, ove si mette l’accento sulle differenze culturali, sociali e religiose di quelle genti.

Ancora, va considerato come l’importanza del conflitto con Napoleone - protrattosi dal 1793 al 1815 - era tale per l’Inghilterra che per tutto il secolo successivo e fino al 1914 fu quella "la grande guerra". Esaminando i documenti e le testimonianze del genere "memorialistica bellica" inglese non è difficile rilevare come nella gran parte dei testi prevalgano due sentimenti ben definiti: l’orgoglio di appartenere a una grande nazione, superiore alle altre per molti aspetti (forma di governo, lealtà verso il sovrano, qualità dei suoi leader, potenza militare, capacità di innovazione e progresso tecnologico) e un odio quasi astratto, verrebbe da dire codificato, nei confronti della Francia e del suo condottiero, visti come l’opposto di ciò che è buono, ovvero inglese. Sentimenti questi, che tuttavia proprio nel racconto di Malcom appaiono più sfumati, in sotto fondo.

La guerra raccontata da John Malcom nelle "Memorie di un soldato" è la campagna dei Pirenei del 1813-14, preludio alla caduta di Napoleone e al suo esilio sull’isola d’Elba. impegnato su vari fronti in Europa, l’imperatore francese stava vivendo in quel periodo un momento piuttosto critico. Dopo la vittoria di Lipsia più di trecentomila soldati alleati presero posizione lungo il Reno, mentre i francesi potevano schierare meno di 80 mila effettivi mal ridotti e demotivati per difendere gli oltre quattrocento chilometri dei confini orientali. Altri centomila francesi erano disseminati tra la Germania e la Polonia, distanti tra loro e tenuti sotto assedio. Nell’Italia settentrionale il viceré Eugenio teneva testa, con 50 mila uomini schierati lungo l’Adige, ai 75 mila austriaci del generale Bellegarde, ma non sapeva come si sarebbe comportato l’ambiguo Re di Napoli. E "tra i Pirenei, le forze dei marescialli Sozdt e Suchet (100.000 uomini in tutto) stavano cedendo regolarmente terreno davanti alla avanzata delle forze anglo-spagnole (forti di 125.000 uomini) di lord Wellington".

Malcom parte da Portsmouth il 18 giugno del 1813, e il 18 luglio tocca le coste del Portogallo. Durante l’estate del 1813 risale il nord della Spagna, partecipa alla battaglia per la presa di San Sebastiano (il generale Rey, asserragliato nel castello della città con i superstiti della guarnigione, si arrese l’8 settembre) e descrive la città messa a sacco dalle truppe alleate, dove "i reggimenti portoghesi si comportarono male quanto quelli britannici".

La marcia di Malcom e delle truppe inglesi procede verso la Bidassoa, dove Wellington riesce a occupare parte del territorio francese. Durante i mesi invernali Malcom partecipa all’unica azione militare di un certo rilievo: l’attacco di Soult alle due ali dello schieramento inglese lungo la Nive, comandate da Hope e Hill. John Malcom si trova a seguire Hope in cinque giorni di furiosi combattimenti che alla fine videro fallire l’offensiva di Soult. Dopo aver quietamente svernato in buona compagnia, Malcom torna con la primavera al suo reggimento. Intanto l’avanzata delle truppe alleate prosegue, dopo il blocco di Bayonne e l’occupazione incruenta di Bordeaux, in direzione di Tolosa, dove il 24 marzo Soult aveva portato le sue truppe lacere e decimate dalla fuga di sbandati e disertori. Durante l’assedio Malcom viene ferito e catturato dai francesi, che lo portano a Tolosa. Dal suo letto d’infermo, prigioniero dei francesi, Malcom può solo assistere di rimando (un’eco di suoni e di rumori) alla battaglia che consegna Tolosa al generale Wellington. Con l’armistizio Malcom tornerà al suo Paese, con un braccio irrimediabilmente offeso e un’idea forse meno romantica della guerra.

Pur aderendo ai canoni estetici del suo tempo, le "Memorie di un soldato" appaiono oggi un testo assai moderno e non privo di una lucida emotività. I giudizi mai troppo accesi, il nobile "understatement" di Malcom e la sua sensibilità, la descrizione vivida e a tratti cruda dei fatti d’arme e delle battaglie, una costante ma non esibita "pietas", calano il lettore in una realtà che a tutt’oggi conserva i colori accesi e i toni vibranti della migliore narrativa.

Pietro Spirito e Roberto Bertinetti

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