PUBBLICAZIONI NARRATIVA

DUE ROMANZI
di Manlio Cecovini

UN SEME PER IL CORVO

ZADIG

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DUE ROMANZI     Manlio Cecovini - scriveva Alberto Spaini nel 1974 - possiede innata la sottile arte, in genere sconosciuta agli scrittori triestini, che lo colloca a un posto raggiunto solo dall'ultimo Svevo, quello dell'ironista spietato di fronte a tutto, ma soprattutto di fronte a quel personaggio che campeggia nei suoi libri: lui stesso. A questo modo di fare scrittura Cecovini si è mantenuto fedele in tutte le sue opere successive, che Renzo Frattarolo, nella Postfazione al presente volume, giudica "paragrafi importanti e di risalto nell'ideale antologia letteraria dell'ultimo mezzo secolo". Un seme per il corvo, il primo dei due romanzi stampati in questo libro, può considerarsi il corollario dei racconti di Assieme all'albero che deve morire, premiato col "Settembrini - Mestre" 1997; Zadig, il secondo, in un testo abbreviato e inedito, ha vinto il "Leone di Muggia" 1998.

     Nato a Trieste nel 1914, da quarant'anni Cecovini viveva in Carso. Giurista da entrambi i lati del "banco", quindi leader della famosa Lista del Melone, sindaco della sua città e parlamentare europeo, ritiratosi nel 1993 dalla vita pubblica, è stato da allora soltanto scrittore. É mancato nel 2010.

    Opere principali: Ponte Perati, La Julia in Grecia (Firenze 1954, Milano 1973); Farina fina e altri racconti (Milano 1965); Discorso di un Triestino agli Italiani (Milano 1968, Trieste1978); Straniero in Paradiso (Trieste 1970,1997); Un'ipotesi per Barbara (Milano 1982); Trieste ribelle (Milano 1985); Testimone del caos (Trieste 1990); Escursioni in Elicona (Trieste 1990); Dare e avere per Trieste (3 vol., Udine 1991-1 994); Nottole ad Atene (Milano 1994); Refoli (Trieste 1996); Assieme all'albero che deve morire (Pordenone / Padova 1997). Premi nazionali: "Trieste" 1971; "Misasi" 1976; "Geraci" 1977; "Speciale" Cesare Pavese 1984; Latisana "alla carriera" 1997; "Settembrini Mestre" 1997: 'Leone di Muggia" 1998.

    foto Manlio CecoviniIl romanzo breve o racconto lungo Zadig viene pubblicato assieme al romanzo Un seme per il corvo nel 1988.

    Si tratta di un lavoro dal carattere sicuramente diverso rispetto le altre opere narrative di Cecovini, dal momento che Zadig potrebbe essere definito un “noire” se non addirittura, in alcuni suoi passaggi, una sorta di “giallo”. La vicenda propone al lettore un caso giudiziario ambientato in una cupa Milano anni Settanta. Negli uffici di una fabbrica di strumenti di precisione viene ritrovato il corpo senza vita del titolare. Accanto a lui la segretaria Evelina Braschi, detta Zadig, con in mano una pistola. L’istruttoria è affidata al giudice Jacopo Tessar il quale, ad anni di distanza, ripercorre la vicenda evocando confessioni e testimonianze, sino alla mite condanna con cui si conclude il caso.

    La vicenda, che termina con un colpo di scena attraverso il quale viene rivelato un imprevisto aspetto della protagonista, offre al lettore una profonda riflessione sul ruolo del magistrato e sulla moralità della giustizia. Non a caso il titolo scelto da Cecovini per questo suo romanzo si rifà al nome del celebre personaggio di Voltaire: Zadig è infatti quel principe orientale che vaga alla costante ricerca di se stesso, della verità e del senso da attribuire alle cose che ci circondano.

    Allo stesso modo, il magistrato Tessar, nell’esercizio delle sue mansioni, è alla costante ricerca della verità, rivelando al lettore che questa, pirandellianamente, non è mai unica e incontrovertibile. Infatti, ogni testimonianza portata nell’istruttoria è diversa dalle altre, contribuendo a ricostruire il caso attraverso prospettive di volta in volta diverse. Viene così reso esplicito quel concetto fondamentale che ogni uomo di legge ben conosce: la verità stabilita nel corso di un dibattimento non corrisponde necessariamente a quella esterna, ma è frutto di una ricostruzione volta a dimostrare l’innocenza o la colpevolezza dell’imputato.

   Il romanzo offre la proiezione degli stati d’animo del magistrato, scandagliandone i dubbi, le perplessità ma anche i coinvolgimenti personali e sentimentali. L’imprevisto finale, sicuramente inquietante, sembra suggerire al lettore che spesso le apparenze ingannano e che anche un uomo di legge, per quanto scrupoloso, può rimanere vittima di un abbaglio.

di Paolo Quazzolo

     Il 6 novembre 2015, nella sala Bobi Baslen del Museo Teatrale Carlo Schmidl a Trieste, è stata presentata la riduzione teatrale del racconto ZADIG. Lavoro di Alba Noella Picotti per la regia di Marisandra Calacione, con l'interpretazione della stessa e degli attori Maurizio Zacchigna e Massimiliano Borghesi.

Invito all'evento Paolo Quazzolo
Massimiliano Borghesi
Marisandra Calacione e Maurizio Zacchigna
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Articolo apparso sul Piccolo di Trieste il 6 novembre 2015
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