PERSONAGGI GIULIANI

Lina Galli

di Edda Serra

( leggi invito alla manifestazione del 28 marzo 2003 in formato)

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Edda Serra

Edda Serra, Silvio Donati ed Elsa Fonda al «Concerto per Lina Galli»
tenutosi il 28 marzo 2003 presso l'auditorium del Museo Revoltella a Trieste

Ho conosciuto Lina Galli quando ero ancora adolescente; era uno dei volti di insegnanti che nel dopoguerra erano attivi nel popolare rione di San Giacomo, la Stalingrado d’Italia, e defilavano via dall'ombra alla luce al momento dell'uscita, prima o dopo mia madre. Lina aveva nel volto qualcosa di enigmatico.

L'ho incontrata e conosciuta parecchi anni dopo la laurea e mi aveva fatto entrare nella FIDAPA, in cui per anni aveva speso le sue energie in una intensa attività organizzativa culturale e letteraria: voleva valorizzare le forze intellettuali femminili emergenti, e riscoprire e valorizzare la letteratura triestina femminile, la linea delle autrici, spesso dimenticate.

Non era difficile incontrarla al Circolo della Cultura e delle Arti, o nei caffè Triestini, sempre in compagnia di scrittori e artisti, di intellettuali, al Tommaseo con Marcello Fraulini, impegnata a dare il suo contributo alla Società Artistica Letteraria e ai Quaderni della SAL, ed in altri circoli, nei salotti letterari di Trieste: presente sempre alla vita intellettuale triestina fino a tarda età, a parlare di vita e di poesia. Sapeva ben distinguere ciò che vale dall'effimero salottiero, pronta a cogliere da tutto lezione di umanità.

Molti gli amici e i conoscenti a Trieste, fitte le relazioni con intellettuali, scrittori e i critici più grandi d’Italia; di ciò rimane un cospicuo carteggio, di cui già noto è quello intercorso con Sibilla Aleramo. Le vere amicizie però furono solo due, quella con Nike Clama, e quella con Nora Baldi, nel corso di una vita riservata ma drammatica, segnata da un incontro d’amore nel primo dopoguerra, per poco non risolto in tragedia, un matrimonio non riuscito, la perdita della patria. Lina Galli era venuta a Trieste non da profuga, negli anni trenta, da Parenzo, ove era nata nel 1899; come gli altri istriani aveva puntato dritta alla città, più ricca di fermenti, viva della presenza degli scrittori che hanno fatto la storia della letteratura triestina. La seconda guerra mondiale e la tragedia le aveva patite ed assaporate con la consapevolezza di chi si trova in esilio per non potere tornare alla propria casa e alla patria perdendo tutto; sentiva vive le oscure tragedie (Notte sull'Istria); un taglio netto aveva portato via ogni cosa e lasciava percorribile solo la via del ricordo e del mito di una realtà di armonia coltivata fino agli ultimi giorni. Di Trieste aveva condiviso l'altro dramma (Mia città di dolore) innestato su dolori personali.

Lina Galli

Dote istintiva di Lina Galli è la capacità di sentire gli ambienti, di percepire il respiro, il peso dei tempi: lo si avverte nelle poesie e nelle prose, nell'incontro con i grandi, nelle impressioni di viaggio, nei quadri istriani, nella rappresentazione poetica dell'alienazione di una generazione stravolta (Nel fondo della stiva) e del disorientamento collettivo, con il linguaggio, nuovo, del consumismo e dei media, immediatamente derivato dall’osservazione del presente. Il linguaggio maturato nell'itinerario poetico ha il carattere prevaricante della colloquialità, pur nella varietà dei registri; al tono lirico elegiaco subentrano espressioni di grande forza e drammaticità, restando lei autonoma rispetto ai modelli dominanti nel tempo.

Lina Galli è state molto attiva come poetessa, a cominciare dalle filastrocche e dalle poesie destinate ai bambini (1933-l935) ha pubblicato una dozzina di sillogi: Giorni di guerra (1950), Tramortito mondo (1953), Giorni d'amore (1956) con la riflessione sulla misteriosa potenza dell’amore; dopo la Notte sull'Istria (1958) e un periodo di depressione, pubblica una silloge che testimonia la conversione dall'agnosticismo alla fede, una fede che resterà combattuta e agonica, Domande a Maria (1959); seguono L'agosto dei monti (1966), Mia città di dolore (1968), Dal fondo della stiva (1970), Voci contrapposte (1977), Chi siamo? (l982), Il tempo perduto (1986). Compare nell'antologia degli scrittori triestini del Novecento edita nel 1968 dal Circolo della Cultura e delle Arti; due sono le antologie specifiche: Eppure ancora un mattino (1973) a cura di Nora Baldi, e Un volto per sognare (1987) a cura di Nora Baldi e Fabio Russo, con cui il Comune di Trieste ha voluto onorarla nell'assegnarle il riconoscimento del Sigillo della città.

Più intensa ancora è la sua produzione in prosa, vana nello stile e nella misura, frutto della sua condizione di testimone attenta e partecipe: Il volto dell'Istria attraverso i secoli (1959), i numerosissimi quadri istriani, gli incontri con i luoghi, con gli artisti, da Giotti a Saba, a Svevo, a Quarantotti Gambini, Mascherini, Dyalma Stultus, Rosignano, Pedra Zandegiacomo, per citarne alcuni. I suoi elzeviri sono pubblicati prevalentemente in «Difesa Adriatica», «Pagine Istriane», «La Voce Giuliana», «La Porta Orientale», «Il Piccolo».

Un ultimo ricordo ho vivo di lei, quando già anziana, avendo avuto tanti riconoscimenti nazionali di critica per la sua poesia, l'ultimo è il Premio Tagliacozzo, l’avevo presentata a Venezia all’Ateneo Veneto, di cui era corrispondente, alla presenza di un folto pubblico veneziano e istriano. All’indomani, un mattino invernale e nebbioso, attraversata la Piazza San Marco deserta in tutta la sua con piede malfermo, aveva voluto fermarsi ai caffè storici: li aveva incontrato Quarantotti Gambini, Diego Valeri, e li ancora altri amici, e nel ricordo emergevano nell’evocazione di lei vivi fantasmi.

Morta a 94 anni il 24 giugno 1993, ha chiuso un periodo felice di storia culturale triestina, lei che è riconosciuta come la voce della poesia dell'Istria dell'esodo.

(da Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria, 1993 - Edda Serra)

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