ARTI FIGURATIVE

Alfredo Seriani
La nostalgia del silenzio

di Tino Sangiglio

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Alfredo SerianiIl coraggio di essere inattuali - così come lo intendeva Nietzsche -, ossia quell'andare contro corrente rispetto alle mode del proprio tempo è caratteristica di chi ha vivo il sentimento della moralità e della idealità dell'arte. Questo coraggio lo ha Alfredo Seriani, uomo e artista schivo e riservato, che da sempre ha trasfuso nei suoi acquerelli e nelle sue tele moralità e idealità. Quando dunque le aspirazioni della vita e dell'arte coincidono, per l'artista il discorso dell'attualità svanisce e si nullifìca in quel mero flatus vocis che risulta essere nella sostanza. Perchè la sostanza è un'altra, è la capacità dell'artista di essere se stesso, e Seriani lo è sempre stato, con semplicità, con naturalezza, con convinzione, in silenzio: con la moralità dell'artista insomma. E proprio l'acquerello - questo mezzo così trascurato e così inattuale ma in realtà strumento di nobilissime ascendenze e di antichissime tradizioni - permette a Seriani un impatto diretto efficace e personale con la realtà che viene affrontata e rappresentata nella sua concretezza. E in maniera completa. Da una parte infatti Seriani è un attento descrittore del vero, un analizzatore verista della natura e dei suoi accadimenti, secondo la lezione espressionista appresa da Ramiro Meng e da Tiziano Perizi o magari quella più attenta ai canoni accademici e tradizionalisti della scuola del disegno di Edgardo Sambo; dall'altra è un affabulatore fantasioso che si lascia andare all'immaginazione, ai ricordi, alle memorie secondo quella sua sottile ma penetrante vena lirica ed intimistica. Così la ricerca del vero con la realtà spesso amara che aggalla si fonde con il puro piacere del dipingere che la libertà della fantasia scatena: e non c'è contraddizione, non c'è idiosincrasia ma sintesi felice e naturale del reale che si stempera nell'immaginario rendendo la visione finale più leggera, delicata e godibile.Copertina libretto presentazioone L'ovvio sbocco della prima tensione - specie per un artista di Trieste e che di Trieste ha fatto il suo campo d'azione - è il Carso con tutti i suoi svariati, cangianti aspetti e metamorfosi: e il Carso infatti è l'oggetto centrale di un numero sterminato di acquerelli di Seriani; lo sfociare invece della seconda tensione si coglie nella gioia del raccontare, del seguire il filo della memoria, dell'auscultare i rumori dei ricordi, quel lasciarsi andare insomma spesso a lirici abbandoni ma sempre per così dire in penombra, in una sorta di silenzio dell'anima che è più eloquente di qualsiasi tono accentuato o insistito. E tutto questo Seriani lo esprime soprattutto, appunto, tramite l'acquerello che è la tecnica principe in grado di esternare tutti i suoi sentimenti e le intensità e le graduazioni e gli sbalzi di essi. L'acquerello infatti ora gli permette di raddensare e rassodare il colore concentrandolo in macchie e grumi, ora di dilatare e diluire gli spazi sciogliendo e rarefacendo le corposità, le asperità e le ruvidezze. Nell'approccio e poi nel cogliere le cose e gli eventi - della natura come dell'uomo - c'è sempre in Seriani una tendenza, un movimento di velata malinconia. Una patina di malinconia aleggia su tutto, si adagia su paesaggi e oggetti, fa capolino tra le costruzioni e le cose fino a tramutarsi in nostalgia. E' un sentimento duplice, una specie di commistione di diversi modi di sentire che coesistono ma in lui predomina la forza e la pregnanza di una nostalgia che a ben vedere ha un suo preciso significato: è la nostalgia per un modo che ormai si è allontanato, che è sulla via di perdersi, che si sta sfarinando nelle nostre mani e sta scomparendo anche dalla nostra mente.immagine quadroE allora l'opera generale di Seriani costituisce un tentativo di salvare ciò che progressivamente si va smarrendo ed è quindi un tenero e candido, talora perfino ingenuo, ritorno alla natura, a ciò che rimane del mondo, a quei simboli che nessuna distruzione riesce a cancellare; e quando non è ritorno vero e proprio, è aspirazione, è anelito ad entrare in sintonia, ad essere in simbiosi con la natura perché la sua forza vitale e rigeneratrice mantenga la sua vigoria ed effonda i suoi effetti. Seriani dunque mira a «catturare», a imprigionare, a fissare per sempre le visioni e le luci che la natura regala: i paesaggi allora sono immobili e fissi, in una scansione senza movimento, come colti in un attimo di magico incantamento, pieni di un mistero che grava. Ed è significativo il fatto che Seriani non dati mai le sue opere, e spesso neppure le firmi: perchè affida ad esse un compito di eternità, di continuità e di perpetuità che non ammette e non riconosce le vanità di una temporalizzazione e di una personalizzazione. Le sue opere - raccolte, ordinate, catalogate, sistemate - possono costituire in tal modo un autentico diario, l'effemeride dell'itinerario interiore dell'artista condotto sempre - si sarebbe tentati di dire: scritto sempre - all'insegna dei moti dell'animo: e per via di quella nostalgia che impregna il suo fare artistico Seriani sa esprimere l'abbandono di periferie e suburbi, l'afflizione che danno angoli dimenticati di case e di chiese con i loro celati tesori di silenzi e che solo la memoria tiene vivi e presenti. immagine quadroL'accorata descrizione delle periferie è anzi uno dei temi più frequenti e più riusciti in Seriani, divenuti una sorta di «paesaggi dell'anima» che incantano e suggestionano incessantemente l'artista, sospeso al loro ricordo con una forza che non cede mai. E' lì che Seriani trova d'istinto il suo terreno d'elezione, è lì che si trasferisce per un ritorno al passato, è lì che si diverte (nel senso etimologico del termine) a rivivere e a ricreare i momenti topici di un'esistenza che si dipana poi altrove lasciando però segni incancellabili: Seriani li rincorre, li coglie, li mette insieme, li ricrea, li recupera, li rivive in una parola. E con le visioni del passato Seriani recupera il senso dell'oggi, il significato del presente: quei treni lontani quasi abbandonati in binari sconnessi, quegli alberi isolati che paiono quasi lacrimare per la solitudine, quelle casette disseminate in lontananza che sono l'immagine dell'accoramento, quelle automobili sparse qua e là in viottoli senza vita si ergono come sentinelle del ricordo e del silenzio e intessono e ritmano la muta e chetata tensione del vivere quotidiano. É dunque una lectio tacita, come insegnava Isidoro di Siviglia, che Seriani ci suggerisce di attuare nel contatto con le sue opere; e nel silenzio sembrano muoversi discrete e ritrose tutte le immagini della sua creatività e della sua fantasia; e in questo silenzio peculiare e speciale si racchiude l'autenticità del suo fare artistico. Così gli acquerelli, ma anche gli olii e gli acrilici, si spogliano, si direbbe, di ogni carico di fisicità e il silenzio diviene la nota dominante, lo spazio privatissimo dell'artista, il rifugio inattaccabile dove egli ritrova il suo vero se stesso, dove egli è solo se stesso, al riparo dagli assalti e dai rumori del mondo e della mondanità. Il silenzio diviene l'immagine del mistero che è nell'uomo e, di converso, il mistero s'avvolge e si identifica con il silenzio. E proprio perché è un operare in silenzio che esso si fa comprendere più facilmente da noi, che il suo flebile grido scende più facilmente in noi, a lasciarci segni e messaggi da non dimenticare.

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