LUNARIETTO 2001

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LUNARIETTO 2001Ed eccoci entrati nel second'anno del Terzo Millennio. Nulla di stravagante è accaduto, con gran dispetto dei pronostici e degli appassionati, a segnalare il certo non ordinario passaggio. Siamo oggi come ieri, con la sola differenza che abbiamo tutti un anno di più, per raccontare le nostre storie in questo Lunarietto che si compiace di raccontare a tutti ciò che sono stati i nostri nonni e magari anche bisnonni. Esce dunque il secondo Lunarietto del Terzo Millennio, a sottolineare la presenza giuliana nel 2001. Nulla è cambiato nelle sue strutture, che ripetono il modulo già collaudato e gradito ai nostri affezionati lettori. Sfogliando carte di qualche anno fa mi è venuta tra le mani una lettera di vivo apprezzamento per questo "biglietto da visita" che già si affermava nel piccolo mondo della nostra quotidianità. La lettera era dell'insigne germanista Giorgio Cusatelli, docente all'Università di Pavia, il quale definisce il Lunarietto, da lui ricevuto in grazioso omaggio, come un prezioso documento della giulianità. L'edizione ormai pressoché esaurita del sesto numero ci conferma nel proposito di conservare tutte le rubriche, ma non sarà sfuggito ai lettori il graduale perfezionamento dell'impaginazione, delle illustrazioni e l'arricchimento dei documenti presentati. Ne va merito principale a Mariuccia Coretti che oramai è divenuta quello che mutatis mutandis si potrebbe definire un espertissimo direttore della pubblicazione.

Manlio Cecovini

 

 

 

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UN PO' DI STORIA - I primi passi di Gorizia

Gorizia è sempre stata luogo d'incontro di culture diverse, friulana, veneta, slava e tedesca. È nominata per la prima volta in un documento del 1001, esattamente quindi 1000 anni fa, con cui l'imperatore Ottone III donò al patriarca di Aquileia Giovanni metà della villa di Gorizia. Le vicende storiche medievali, a partire dagli inizi del sec. XII, sono piuttosto oscure: Mainardo, nobile di origine tedesca che in un documento del 1117 si fregia del titolo di Conte di Gorizia, è considerato il capostipite dell'omonima famiglia comitale che possedette Gorizia e la sua contea fino al 1500, quando la dinastia si estinse. I conti risiedevano in cima al colle nel castello il cui mastio era stato eretto già nel sec. XI per controllare il traffico lungo la valle dell'Isonzo, che da allora divenne il collegamento più rapido tra il Friuli orientale e la Carinzia. Nel corso del tempo il castello fu ampliato e sotto le sue mura sul versante meridionale si formò il borgo abitato dai dipendenti dei Conti, chiamato oppidum superius, cioè città alta. Nel 1307 furono concesse alla città le libertà comunali, cioè il diritto di eleggere il gastaldo e le altre cariche, di tenere adunanze, di riscuotere tributi e di usare il sigillo riproducente l'immagine del castello col borgo murato. Ai piedi del colle la primitiva villa rurale si trasformò nell' oppidum inferius, cioè nella città bassa, cinta da mura, con la piazza del mercato, la casa del Comune, le tre chiese dei SS. Ilario e Taziano, di S. Acazio e di S. Anna, il convento francescano, i palazzi nobiliari, le botteghe degli artigiani e dei mercanti. La città bassa ebbe i diritti cittadini nel 1455.

(Da Guida ai luoghi sacri del Friuli -Venezia Giulia, 1999)

pagine composte da studioimaginis di Trieste