LUNARIETTO 1995

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LUNARIETTO 1995L'Istituto Giuliano di Storia, Cultura e Documentazione venne costituito nel maggio 1988 - con sede legale a Gorizia ed operativa a Trieste - con lo specifico compito di promuovere e diffondere la conoscenza della cultura giuliana, a testimonianza delle comuni radici di tutte le sue componenti, da Muggia istriana a Trieste, a Gorizia, alla Bisiacaria, a Grado, al di là dalle singole parlate, che non abbisognano certo di interprete per la reciproca comprensione. Dopo sei anni di attiva presenza in tutti i campi culturali, l'Istituto è venuto nella convinzione di fare cosa utile ai propri fini istituzionali riproponendo uno strumento di cultura popolarissima, non nuovo nell'area giuliana, ma assente da qualche tempo, che, senza pretese d'indrottinamento, richiami alla memoria fatterelli storici, aneddoti, tradizioni e qualche pagina di nostri autori, che possano invogliare a una più approfondita conoscenza del nostro passato. Così nasce questo Lunarietto, al quale auguriamo d'incontrare la simpatia che già riscossero i suoi predecessori, e in particolare El Borineto di Livio Grassi, che ritroviamo anche fra gli attuali collaboratori. Ai quali tutti va il ringraziamento dell'Istituto editore, che non mancherà di ascoltare i suggerimenti dei lettori, volti a migliorarne sia la forma che la sostanza.

Il Presidente Manlio Cecovini.

 

RICORRENZE - I foghi de San Giovani.

Il Martirologio romano registra, nel mese di giugno, ben due santi di nome Giovanni; oltre al più noto Giovanni Battista, la cui celebrazione avviene il giorno 24, appena due giorni dopo ricorre la festività di un altro Giovanni, il centurione romano che Terenziano decapitò assieme al collega Paolo.
Il 26 giugno Muggia festeggia i propri Protettori, che sono appunto, i Santi Giovanni e Paolo.
Ma i festeggiamenti iniziavano tre giorni prima, alla vigilia, cioè, della festività di 5. Giovanni Battista, quando si accendevano, a Muggia, a Trieste e nel resto della Venezia Giulia, come in tutta Europa e sin dal Medioevo, i fuochi di 5. Giovanni, per scacciare, con il turno, malanni, calamità, diavoli e streghe.
A Muggia in particolare, invece di bruciare fascine o altri prodotti agricoli combustibili, compagnie di giovani andavano in giro a racimolare, di casa in casa, da bottega a bottega, stracci vecchi, cassette e tutto ciò che poteva bruciare, per poi costruire, alla sera del 23 giugno, delle gran cataste con 11 frutto della minuziosa ricerca. Quando calava la notte, si dava fuoco a queste montagnole ed i ragazzi tutti attorno a saltare e gridare felici e contenti. L'usanza di accomunare nella festa di 5. Giovanni i Santi Protettori di Muggia ebbe termine con lo scoppio della prima guerra mondiale, mentre i foghi de San Giovanni" ripresero a brillare tra le due guerre qua e là nella nostra regione, per spegnersi quasi del tutto dopo il secondo conflitto.
Soltanto nel Carso triestino e nel rione di 5. Giovanni si dà ancora fuoco a qualche modesta catasta, ma la tradizione sta per scomparire. Ed è un vero peccato, perché era veramente affascinante vedere di notte questi falò che si accendevano nei campi e la fantasia portava lontano, indietro nel tempo, quando, nel timore di invasioni o di ruberie, la gente vegliava di notte, incerta del proprio destino, spesso oscuro e misterioso, come oscura e misteriosa è l'origine di questi fuochi.
Sull'argomento, il poeta triestino Guido Sambo, ha composto i seguenti versi, intitolati, appunto,

Foghi de San Giovani

Sui monti, in giro, i ga impizado i foghi
de San Giovani. Alte fiame nel scuro
de la note e cantade in ostaria.

Solo drento de mire tuto zito e distudado. No se impizerà
più gnente drento de mi. No de musica,
no de altro. Solo me consumarò
per quel amor che mai no go trovado
che nei sogni lontani, via de tera.

(Guido Sambo)


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