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LUNARIETTO  GIULIANO
2013
a cura di Elisa Baldo
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Copertina Lunarietto 2013
Studio Imaginis
Dario Padovani - Presidente
PRESENTAZIONE
di Dario Padovani

La Venezia Giulia e il mantenimento della sua cultura e tradizioni sono il nostro obiettivo istituzionale. Cerchiamo di tenere stretti i grandi valori di questo piccolo territorio, smembrato dopo la seconda guerra mondiale in un contesto, e non possiamo disconoscerlo, di grandi cambiamenti che stanno permeando questa lingua di terra racchiusa «tra due fronti e il mare». La Venezia Giulia si sta lentamente
ma inesorabilmente integrando nel grande «concetto europeo» e le nostre generazioni emergenti stanno scordando i propri idiomi e le proprie tradizioni, e poco possiamo per evitarlo. Noi, insieme ad altri pochi, cerchiamo di lasciare per lo meno degli scritti a memoria delle briciole che siamo in grado di raccogliere qua e là.
Anche quest’anno a curarlo è stata la nostra Elisa Baldo, la più giovane dei nostri soci. Un fiore all’occhiello se confrontato nel contesto analizzato prima. Elisa è una insegnante, sposata con due figli, che ama seguire con coinvolgimento e impegno sociale la cultura e le tradizioni della sua Turriaco e della Bisiacaria in generale. É con Lei che siamo riusciti a mantenere i contatti con quelle terre dopo il decesso di Tino
Sangiglio. Infatti, oltre alla Bisiacaria trovano spazio anche Grado e il suo dialetto
in una serie di pezzi che mettono in luce diversi aspetti dell’Isola d’oro. Gabriella Benci altresì, con il suo particolare tocco ha contrassegnato questo Lunarietto con i segni zodiacali che da sempre sono una sua caratteristica irrinunciabile. Gabriella Benci, triestina e nostra socia da quasi 10 anni, è pittrice presente e attiva nel tessuto giuliano e mitteleuropeo. Ha allestito numerose mostre personali e ha partecipato a mostre di gruppo a Trieste, Gorizia, Udine, Pordenone, Genova, Firenze, Austria, Slovenia, Croazia, ottenendo numerose segnalazioni e consensi di critica.
Il Lunarietto rimane l’agile libricino tascabile ricco di rubriche interessanti con svariate tematiche e proposte che vanno da quelle strettamente linguistiche a episodi legati alle arti figurative, alla letteratura locale – anche con nomi di grandi autori come Saba, Ungaretti e Marin – alla topografia, a personaggi di spicco nella storia e più in generale nella cultura locale e a chicche simpatiche e di amena lettura. Annoto che tutte le rubriche sono interessanti. Sono quelle che mi hanno insegnato qualcosa e che, se non fosse stato per l’apporto dei nostri preziosi redattori illustri triestini, goriziani e bisiachi che ringrazio vivamente per il loro
 
contributo volontario, probabilmente non avrei mai avuto modo di conoscere. Così sarà per voi lettori; sono certo che non pochi resteranno sorpresi apprendendo dalle curiosità o dalla storia i fatti dimenticati.
da «Un po' di Storia» di Marzo - pag. 45
presentazione a Trieste il 18 gennaio 2013
sala Baroncini g.c

Noella Picotti, Marisandra Calacione, Paolo Quazzolo
Roberto Covaz
Gabriella Benci
Mulino
da «Intinerari» di Febbraio - pagina 36
«...andare a mulino...»
…con Renato Duca, Renato Cosma, un itinerario tra mulini, mugnai, rogge, risaie nel Monfalconese e zone limitrofe, da percorrere sia metaforicamente attraverso la lettura e l’analisi delle splendide mappe pubblicate, sia realmente incamminandosi sulle tracce dei vecchi mugnai e contadini dell’antica Contea di Gorizia e negli ex territori della Serenissima. Da Salcano, Piedimonte, Straccis, San Mauro, Peuma sull’Isonzo nell’alta pianura, e ancora dalla Groina al Corno, da Rifembergo, Ranziano, Biglia, Raccogliano, Merna, Castel Rubbia, Vertoiba di Sotto sul Vipacco, giù verso il Cormonese ed il Gradiscano a Mernicco, Dolegna, Brazzano, Vipulzano, Cerou Superiore, Mossa, Spessa, Corona, Fratta sul Versa, Judrio e corsi minori del Collio e ancora sulla roggia del Mulino a Farra e Gradisca. Nel Monfalconese, a Fiumicello ed Isola Morosini fino al Timavo alla ricerca dei luoghi dei mulini Colatore Morto, Mondina, Roggia del Molino, Sagrado, Turriaco, Rondon, de Nordis, Sdobba, Bistrigna, Risaia, Cols’cie, Fuori dalle mura di Monfalcon, Madonna Marcelliana, Sant’Antonio, Pierarossa, Sablici-Moschenizza, Vecchio, Nuovo (a americano), Isoletta del III ramo del Timavo, Sardotsch. Circa 70 mulini operativi dal XIII al XX secolo, ampia epoca nella quale l’attività molitoria rappresentò uno dei principali strumenti produttivi di enorme valenza economica e sociale. La loro ubicazione prevalente era lontano dai centri abitati o fuori dalla cinta muraria dei nuclei più consistenti, posti non direttamente sulle sponde di fiumi e torrenti, ma su rogge ed alvei artificiali con funzione di canali di scarico, derivati dal corso d’acqua principale con l’ausilio di idonee opere di presa, le roste.
In particolare, questo studio fotografa la presenza dei mulini nei primi decenni dell’Ottocento, grazie alle descrizioni riportate negli
Operati d’estimo e nei Protocolli delle particelle dei Comuni Censuari del Catasto Franceschino (1817), confrontata con gli elementi desumibili  dal Catasto teresiano (1750) e dal precedente Catastico dello Stato di Gradisca o Catastico Buglioni (1681).
Il volume, pubblicato dalla Banca di Credito Cooperativo di Staranzano e Villesse in occasione del 115° anno di fondazione, è ricco di un’ampia cartografia reperita negli archivi storici e biblioteche di Venezia, Gorizia, Trieste, Udine, Monfalcone, Nova Gorica, di foto ed illustrazioni realizzate da Alfio Scarpa.
Marina Dorsi
La polveriera balcanica era scoppiata improvvisamente nell’autunno del 1912 quando una coalizione formata da Serbia, Montenegro, Grecia e Bulgaria si era gettata sull’Impero ottomano, indebolito dalla sconfitta libica infertagli dall’Italia, per strappargli i possedimenti europei, in nome di un principio di nazionalità in realtà inapplicabile in territori etnicamente misti e multireligiosi. La Sublime Porta governava allora, con spirito di tolleranza, un’ampia porzione della penisola balcanica, corrispondente all’attuale Kosovo, Albania, Macedonia propriamente detta e Macedonia greca, con importanti città quali Pristina, Skopje, Durazzo, Valona, Salonicco e appunto Adrianopoli. Affacciandosi sul mare Ionio su un tratto di costa prospiciente alla Puglia lungo più di cento chilometri. La fase iniziale della prima Guerra balcanica si risolse in una quarantina di giorni, e vide gli eserciti alleati trionfare sulla Turchia e ridurne i possedimenti europei a un fazzoletto di terra a ovest del Bosforo. Adrianopoli per tutto il periodo armistiziale che si concluse agli inizi di febbraio, resistette però, in mani turche, per quanto sottoposta ad un durissimo assedio, descritto in una pagina di squillante brio paroliberista da Marinetti, e così raccontato da uno storico nostro contemporaneo (Egidio Ivetic, Le guerre balcaniche, 2006): «La fame e le malattie stavano uccidendo i civili. Numerosi furono i morti tra i più deboli, bambini e anziani. Ma anche gli assedianti soffrirono […] mancava la legna da riscaldamento, il tifo e il colera serpeggiavano tra le truppe accampate e sempre più deluse. […] La città visse una calvario immane sotto i bombardamenti: non c’era cibo, i civili stavano morendo di stenti, numerosi furono i suicidi, i bambini furono soppressi per abbreviarne l’agonia». Finalmente, all’alba del 26 marzo 1913, rotto il lungo armistizio, le truppe assedianti – serbe e bulgare – ebbero la meglio. Quasi a chiudere uniclo millenario eserciti cristiani entravano nella piazzaforte più munitadella Turchia europea, conquista di altissimo valore simbolico e che, come sempre nel corso di questa guerra, fu accompagnata da saccheggi e crudeltà a sfondo etnico e confessionale. La sovranità bulgara su Adrianopoli fu però di brevissima durata. Venuti al pettine i nodi dell’invidia e della rivalità il 30 giugno 1913 serbi, montenegrini, greci, rumeni e, successivamente, turchi, mossero contro la Bulgaria, la vera vincitrice della prima Guerra balcanica. In un solo mese il conflitto si sarebbe concluso a spese di Sofia, che finiva per perdere gran parte dei territori conquistati, in primis Adrianopoli, dove il 20 luglio rientrava l’esercito ottomano, macchiandosi di violenze pari a quelle commesse dalle truppe bulgare in ritirata. Un nuovo status quo destinato a protrarsi fino alla Prima guerra mondiale regnava ormai nei Balcani, sulle ceneri di un cosmopolitismo sacrificato al nuovo spirito nazionalistico dei giovani stati. E si inaugurava un’età del ferro e del fuoco destinata a protrarsi, suscitando una catena infinita di odi, vendette e ritorsioni, ben oltre la seconda guerra mondiale.
ADRIANOPOLI - DAL PICCOLO
Adrianopoli e le fortune di Trieste
Nessuna sorpresa che «Il Piccolo» di Trieste si occupasse, in data 27 marzo 1913, della caduta di Adrianopoli, importante città - fortezza ottomana della Turchia europea. Da sempre osservatorio asburgico sul sud - est europeo Trieste sapeva bene che le sue fortune di porto adriatico dipendevano dall’assetto balcanico, né d’altra parte il governo di Vienna poteva ignorare quali rischi avrebbe corso l’Impero, della cui fragilità non si era ancora consapevoli, se si fosse formato, sui confini della Bosnia - Erzegovina annessa nel 1908, un potente stato slavo, potenziale polo di attrazione per gli salvi del sud sottoposti all’aquila bicipite.
Fulvio Senardi
Curiosità PERCHÉ
dalle «Curiosità» di Novembre - pag. 160
“Si è avuta ieri ulteriore conferma della notizia, da noi già preannunciata,
dell’avvenuto acquisto di una grossa zona litoranea da parte
dell’armatore greco Onassis. A quanto risulta Onassis avrebbe versato,
per acquistare il tratto di spiaggia posto fra Monfalcone e l’Isonzo in
località Giarrette, circa 600 milioni di lire”. Che bomba spara Il Piccolo del 27 dicembre 1960! Onassis a Monfalcone, roba da non credere. Infatti, meglio non credere. A distanza di 52 anni quella notizia resta la più grande bufala della storia del giornalismo della Venezia Giulia. Aristotele Onassis era l’uomo più ricco del mondo. E quello più invidiato per le splendide donne di cui si circondava a cominciare dalla celebre soprano Maria Callas per finire con Jacqueline Lee Bouvier, vedova del presidente americano John Kennedy sparato a Dallas. Armatore greco, Onassis era proprietario praticamente di tutto, compresa l’isola di Skorpios e del Christina O., considerato all’epoca uno dei più lussuosi yacht del mondo. Quando morì, nel marzo del 1975 all’età di 69 anni, il suo patrimonio fu stimato in 500 milioni di dollari, gruzzolo oggi equivalente a 2.133 miliardi di dollari. Tradotto in euro sarebbe bastato e avanzato per sistemare i conti della sua Grecia. La leggenda metropolitana di Onassis a Monfalcone fu originata, probabilmente, dalle trattative che un altro riccastro greco, console a Milano, tale Theodoro Meletiou, intavolò per acquistare ettari di palude e pineta inospitale da trasformare in stabilimento balneare. Ciò avvenne gradualmente dalla metà degli anni Sessanta quando si cominciarono a bonificare stagni malarici e a regimentare corsi d’acqua putridi. Sorse il mitico locale dello Stallone, ricavato da un’antica casa nica, un’imitazione delle celebre Capannina della Versilia. Attorno all’edificio per la gioia dei bimbi fu montata una stradina ferrata su cui girava un trenino elettrico, con tanto di passaggio lungo una galleria buia buia che sembrava interminabile per gli intimoriti piccini. Ancora, fu costruito l’edificio chiamato “nave” e che ancora oggi è il simbolo di Marina Julia e tracciato il reticolo di strade per future lottizzazioni. Il villaggio turistico Albatros sarebbe arrivato sul finire degli anni Settanta. Ma Theodoro morì in un incidente lasciando a metà la sua opera. In realtà a Onassis importava nulla del turismo. Lui, su quel tratto di spiaggia vicino al cantiere navale, voleva impiantare una mega raffineria giacché il suo mestiere era estrarre e vendere petrolio. Si scrisse che per costruirla era intenzionato a spendere la bellezza di tre miliardi di lire, parte dei quali doveva servire a consolidare il terreno molle intriso d’acqua. Ancora, era previsto di realizzare un canale o un lungo pontile per evitare alle petroliere di arenarsi sui bassi fondali. Tutto questo però era frutto della fantasia di qualche buontempone. Probabilmente Onassis manco sapeva dov’era il golfo di Trieste. Lo sapevano bene invece i tecnici della Snam, che quarant’anni dopo cercarono di costruire a Monfalcone un impianto di rigassificazione. La città disse no. Chissà, forse i monfalconesi aspettavano Onassis?
da «Occasioni e personaggi» di Luglio - pag. 94
La leggenda di Onassis a Monfalcone
Monte maciada
de foiaròla e de grise
cul to secun te à covert
i me zughi garzoneti

e l’istà me à ‘nguluzà
de sgrisuloti
par ‘na tociada
ta’l Lisonz diazà

zugo nòu catar la còa
del merlo ta l’oràr,
scòndarela,
de tàsarghe ai grandi

la man ta la neve
par lassar ‘l segno,
e lèzar le stèle
tal ziel de la sera

sol par contar
stèle zaromai lontane
se ancòi de tanti ‘nsogni
‘n muc’ de gnente.
da «Poeti Giuliani» di Ottobre - pag. 136
'nsogni'
Sergio Gregorin
Carso macchiato / di sommacco e di pietraie / con il tuo seccume hai coperto / i miei giochi da bambino // e l’estate mi ha avvolto / di brividi / per un bagno / nell’Isonzo freddo // gioco nuovo trovare il nido / del merlo tra i rami dell’alloro / segreto / da celare ai più grandi // la mano nella neve / per lasciare un segno / e leggere le stelle / nel cielo della sera // solo per contare / stelle oramai lontane / se oggi di tanti sogni / un mucchio di niente.
Isonzo
dal PICCOLO DI TRIESTE del 18 gennaio
Storie e aneddoti del Lunarietto giuliano

Puntualmente, a ogni inizio d’anno, esce il Lunarietto giuliano a continuare la tradizione degli almanacchi e lunari nel solco del celebre Barbanera. L’edizione 2013, come sempre pubblicata a cura dell’Istituto giuliano di storia, cultura e documentazione, verrà presentata al pubblico, dopo Turriaco e Gorizia, anche a Trieste questo pomeriggio alle 17.30, nella sala Baroncini delle Generali, da Alba Noella Picotti e Paolo Quazzolo. Il volumetto, che ha la caratteristica del piccolo formato ma che annovera una notevole varietà di argomenti, è curato da Elisa Baldo, un’insegnante di Turriaco impegnata soprattutto nella cultura e nelle tradizioni della Bisiacaria; la copertina, invece, è impreziosita da un bel dipinto di Gabry Benci. Mese per mese le tradizionali rubriche accendono numerosi flash sul passato e il presente del mondo giuliano: illuminano personaggi, descrivono mestieri, visitano luoghi d’arte, ripercorrono episodi storici e non mancano i granellini del sapere popolare e le curiosità tratte dalle cronache del Piccolo di un secolo fa. C’è un angolino per i grandi poeti (Saba, Ungaretti) e per quelli in dialetto (Grisancich, Marin, Stiata), c’è il triestino, il gradese, il bisiaco; fra gli artisti emergono Veruda e Grünhut nelle caricature di Wostry e il pittore di Pieris Walter Dusatti. Fra i mestieri dei tempi andati si ricordano “i caradori” che operavano lungo i corsi d’acqua, in particolare sull’Isonzo, e gli antichi barbieri triestini. Per le curiosità si attinge da certi annunci pubblicitari del Piccolo che oggi fanno sorridere come le pillole Apollo per una cura efficace dell’obesità o una crema infallibile contro le lentiggini.    Liliana Bamboschek
SCRIVONO DI NOI
dal PICCOLO DI GORIZIA del 16 gennaio
Il piacere delle piccole storie della Venezia Giulia nel Lunarietto Giuliano

La libreria Ubik ha ospitato l’altra sera la presentazione del Lunarietto Giuliano 2013. In apertura Dario Padovani, presidente dell’Istituto giuliano di storia, cultura e documentazione - organismo che edita il Lunarietto - nel ricordare l’attività dell’istituto non ha nascosto le difficoltà nel mantenere vivo l’interesse culturale nei confronti della Venezia Giulia. Intervenuto poi Marco Menato, direttore della Biblioteca statale isontina, tra i sostenitori del Lunarietto. Di Menato il puntuale contributo dedicato al recupero architettonico della Sala Petrarca, all’interno del Trgovski dom. Storico centro culturale cittadino che negli auspici dovrebbe tornare ad essere tale. Elisa Baldo, curatrice del Lunarietto, dopo aver indicato a grandi linee le scelte ispiratrici del volume, ha letto alcuni brani alternandosi con Fulvia Cristin. Tra le novità dell’edizione 2013 quella di proporre per la prima volta il testo di una canzone, in dialetto gradese: “Pase sulla mota” di Andrea e Luciano Cicogna. Tra i capitoli che più da vicino riguardano il Goriziano da segnalare quello scritto da Alba Noella Picotti, relativo alle traversie sofferte dalla Madonna di Monte Santo culminate con il clamoroso furto dal Duomo di Gorizia nella notte tra il 6 e 7 giugno 1947, alla vigilia della restituzione al santuario di appartenenza. Presente alla Ubik Barbara Sturmar ha parlato di Villa Nella a Lucinico e dell’illustre ospite Italo Svevo. Un contributo notevole quello di Sturmar autrice qualche anno fa del volume “Gorizia nascosta”. Interessante anche il viaggio proposto da Marina Dorsi sulle tracce degli antichi mulini azionati dall’acqua disseminati nel territorio isontino. Sono una settantina e molti di questi insistono sul Goriziano. Gorizia è al centro del racconto sulla storia di Guerrino Olivatti ambientata negli anni Trenta del Novecento. Si parla di fantasmi e di un padre ritenuto morto e invece vivo e vegeto. Vicenda emersa dagli archivi dell’Istituto Lenassi. Il Lunarietto è davvero un serbatoio pieno di curiosità. Ogni pagina è un invito ad approfondire la storia che ci circonda.                          Roberto Covaz
Presentazione a Trieste
Presentazione a Gorizia
presentazione a Gorizia il 14 gennaio 2013
libreria Ubik

Marco Menato, Roberto Covaz, Elisa Baldo, Fulvia Cristin
Presentazione a Turriaco
presentazione a Turriaco il 12 gennaio 2013
nella sala Consigliare del Comune

Elisa Baldo, Silvia Portelli, Fulvia Cristin, Andrea Cicogna