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MANLIO CECOVINI CI HA LASCIATO

Paolo Quazzolo - nostro consigliere e nipote ci scrive:

Manlio CecoviniIl 6 novembre 2010 è scomparso, all’età di 96 anni, Manlio Cecovini. Fondatore nel 1988 dell’Istituto Giuliano di Storia, Cultura e Documentazione, ne è stato a lungo Presidente e, negli ultimi anni, ha ricoperto il ruolo di Presidente onorario. Era nato a Trieste il 29 gennaio 1914, quando la città faceva ancora parte dell’impero Austro - ungarico. I genitori, entrambi triestini, avevano origini diverse: il padre, Giovanni Cechovin, discendeva da una famiglia originaria della valle della Branizza, in Slovenia. Qui, ancora oggi, esiste un villaggio che porta il nome della famiglia e il monumento a un antenato, il barone Andreas von Cechovin, ufficiale d’artiglieria nell’esercito austriaco, il quale, durante il Risorgimento, combatté agli ordini del maresciallo Radetzki contro l’Italia, conquistandosi il titolo noblilare e le massime decorazioni. Fu il nonno Bortolo a trasferirsi sedicenne dal Carso a Trieste, dove si costruì una solida posizione economica nel campo dell’artigianato delle calzature, aprendo un negozio nel rione di San Giacomo. Il figlio Giovanni venne avviato agli studi nella scuola italiana e alla professione di ingegnere, determinando il passaggio – come amava ricordare Cecovini - dalla categoria dei “blur-collars” a quella dei “white collars” e, allo stesso tempo, dalla “slavità” all’ “italianità”.

La madre, Angela, apparteneva alla stirpe veneta dei Rigotti.

Manlio viene avviato agli studi classici presso il ginnasio-liceo Dante Alighieri, fucina di numerosi ingegni triestini quali Stuparich, Slataper, Corsi e altri. I suoi interessi extrascolastici vertono, oltre che nel campo umanistico, verso le scienze esatte, le arti figurative e la passione sportiva. Sono questi gli anni in cui coltiva, a livello agonistico, la scherma, che per lunghi anni rimarrà il suo sport prediletto al fianco dello sci, dell’equitazione, della pallacanestro, dell’atletica leggera.

Nel 1927, quando i cognomi stranieri vennero italianizzati d’autorità, il suo fu trasformato in Cecovini e tale è rimasto anche in seguito, quando venne concessa la possibilità di recuperare la dicitura originaria.

Nel 1936 si laurea in giurisprudenza a Bologna con una tesi in storia del diritto dal titolo Il duello dal punto di vista storico-giuridico. Entra subito a far parte della Magistratura, cominciando la sua pratica presso la Procura di Milano. Qui lo sorprende lo scoppio del secondo conflitto mondiale: viene richiamato alle armi quale tenente d’artiglieria alpina e partecipa alla campagna d’Albania e di Grecia. Questa esperienza fornirà lo spunto su cui incentrare il suo primo romanzo, Ritorno da Poggio Boschetto (Firenze, Vallecchi, 1954), in seguito ripubblicato con il titolo Ponte Perati - La “Julia” in Grecia (Milano, Longanesi, 1968 e 1973, Trieste, “Il Piccolo”, 2004).

Tornato a Trieste, Cecovini prende servizio come giudice presso il Tribunale della sua città. Durante il periodo dell’occupazione alleata, grazie a un’ottima conoscenza della lingua e del diritto inglese, viene distaccato per nove anni presso il Governo Militare Alleato come consulente legale. Inizia un’intensa attività come saggista e narratore, pubblicando i suoi primi scritti, tra i quali il saggio politico L’autogoverno della Venezia Giulia (Trieste, Zigiotti, 1946). Nel 1960 pubblica il romanzo breve La rotta del sole (Udine, Del Bianco Editore) che verrà in seguito ripreso nel romanzo Straniero in paradiso (Trieste, Lint, 1970 e Trieste, MGS Press, 1995), in cui l’autore narra la sua esperienza quale ospite del Department of State degli Stati Uniti.

Nel 1952 lascia la Magistratura e passa all’Avvocatura di Stato nella quale ha prestato servizio sino al 1979 quando, eletto al primo Parlamento europeo, si ritira con la qualifica onoraria di Avvocato Generale dello Stato. Frattanto è promosso al grado di Maggior Generale della Giustizia Militare.

Gli anni Sessanta sono ricchi di pubblicazioni sia di carattere narrativo, sia storico, sia politico: Farina fina e altri racconti (Milano, Nuova Accademia Editrice, 1963), I cento anni della Ginnastica Triestina (Trieste, S.G.T., 1963), Breve storia del porto industriale di Trieste (Trieste, Rotary Club, 1966), Del patriottismo di Trieste (Milano, Scheiwiller, 1968, poi ripreso in Discorso di un triestino agli italiani e altri scritti politici, Trieste, Lint, 1977, 1978), Gli avvocati di Trieste e dell’Istria nella preparazione della Redenzione (Trieste, Ordine degli Avvocati e Procuratori, 1968).

Sin dai tempi del Governo Militare Alleato, Cecovini si era interessato di politica, sentendo il bisogno di impegnarsi in difesa della sua città. È stato, tra gli anni Sessanta e Settanta, consigliere comunale, mentre nel 1976 è stato co-fondatore del movimento autonomista della “Lista per Trieste” che lo ha portato a essere sindaco della sua città negli anni 1978-1983. In seguito è stato parlamentare europeo nel quinquennio 1979-1984 e consigliere regionale dal 1988 al 1993, alla scadenza del quale mandato si è ritirato definitivamente dalla vita politica.

Stabilitosi in Carso, a Padriciano, dove ha dimorato per più di cinquant’anni, Cecovini ha proseguito la carriera letteraria a ritmi sostenuti, con la pubblicazione di I migliori di noi (Udine, La Nuova Base, 1971), Burlesque (Trieste, Edizioni Italo Svevo, 1973), I racconti di Padriciano (Trieste, Lint, 1973), il saggio storico Cinquant’anni di storia – Il Rotary a Trieste (Trieste, Rotary Club, 1974), e la raccolta di racconti Per favore chiamatemi von (Trieste, Lint, 1976) in cui ripercorre le proprie origini e la storia dell’antenato Andreas von Cehovin.

Seguendo un’illustre tradizione triestina, Cecovini è entrato a far parte della Massoneria, nella storica Loggia “Alpi Giulie”, divenendo attivo a livello locale, nazionale e internazionale. Ha retto per dieci anni la presidenza nazionale del Rito Scozzese Antico e Accettato con la qualifica di Sovrano Gran Commendatore e in seguito è stato insignito della qualifica onoraria di Gran Maestro onorario del Grande Oriente d’Italia. A tematiche massoniche sono dedicate alcune pubblicazioni dell’autore: La massoneria in Italia e Free Masonry in Italy (Firenze, Centro Internazionale del Libro, 1976).

Dopo la raccolta Racconti scelti (Trieste, Lint, 1976), Cecovini pubblica il romanzo Un’ipotesi per Barbara (Milano, Vallardi/Garzanti, 1982) in cui, riprendendo Chi di spada ferisce, apparso qualche anno prima a puntate sul quotidiano “Il Piccolo” di Trieste, narra della sua passione per la scherma.

Nel 1984 pubblica presso Lorenzini (Udine) la raccolta Longitudine Ovest, mentre è dell’anno successivo il saggio storico-politico Trieste ribelle (Milano, Sugarco, 1985). Nel 1989 esce il saggio storico Il Rotary a Trieste 1924-1989 (Trieste, Editreg, 1989).

Nel 1988 Cecovini pubblica i racconti Testimone del caos (Trieste/Gorizia, Istituto Giuliano di Cultura, 1990) e, lo stesso anno, per l’editore triestino Lint Escursioni in Elicona, una raccolta di scritti dedicata a illustri personaggi della realtà storico-culturale di Trieste.

Negli anni in cui Cecovini decide di ritirarsi dalla vita politica, vengono pubblicati i tre imponenti volumi Dare e avere per Trieste (Udine, Del Bianco, 1991, 1993, 1995), una significativa raccolta di discorsi politici che danno testimonianza dell’impegno dell’autore verso la propria città.

Libero da impegni pubblici, negli ultimi anni si è dedicato con sempre maggiore attenzione alla narrativa, consegnando alle stampe numerosi volumi: Nottole ad Atene (Milano, Scheiwiller, 1994) in cui ripercorre parte delle proprie esperienze umane, i racconti Assieme all’albero che deve morire (Pordenone/Padova, Studio Tesi, 1996), i due romanzi brevi Zadig e Un seme per il corvo (Trieste/Gorizia, Istituto Giuliano di Cultura, 1998), l’autobiografia Coi Sofi in Paradiso (Trieste, MGS Press, 2002) e il Dizionarietto di filosofia quotidiana (Roma, Edizioni Mediterranee, 2002) in cui l’autore ha voluto consegnare una sorta di testamento letterario della propria attività.

Oltre a queste opere vanno ricordati i carteggi con illustri personaggi del mondo culturale, e alcune centinaia di articoli di vario argomento apparsi dal 1928 a oggi in numerose sedi.

Ha vinto alcuni premi letterari, tra i quali: Trieste (1971), Misasi (1976), Geraci (1977), “speciale” Cesare Pavese (1984), “alla carriera” Latisana (1997), Settembrini-Mestre (1997), Leone di Muggia (1998).

Sulla sua attività letteraria hanno scritto numerosi critici, a partire da Bruno Maier, Carlo Bo, Giorgio Baroni, Renzo Frattarolo, Giulio Cervani, Stelio Crise, Giorgio Voghera, Alberto Spaini, Mario Soldati, Giancarlo Vigorelli, Elio Apih, Elvio Guagnini, Riccardo Scrivano, Alberto Bevilacqua, Stelio Mattioni, Geno Pampaloni, Carlo Sgorlon, Diego de Castro e molti altri ancora.

Cecovini è stato infine socio del Rotary Club Trieste, dove ha ricoperto il ruolo di Presidente nel 1968/69 e di Governatore del Distretto 2060 nel 1971/72.

OMAGGIO ALLA MEMORIA DI MANLIO CECOVINI
di Gianfranco Gambassini - Presidente onorario della Lista per Trieste

Sono arrivato a Trieste nel 1951 ed ho conosciuto Manlio Cecovini già in quegli anni del Governo Militare Alleato. Il mio ex suocero Bino Barbi mi aveva incaricato di definire la liquidazione di certi danni che il G.M.A.doveva riconoscere per avere abbattuto alcune piante e alberi da frutto lungo il perimetro del grande deposito di legnami di sua proprietà a San Sabba. Manlio Cecovini era il consulente legale del G.M.A. ed io, che quella volta avevo 29 anni, mi presentai timidamente in un enorme stanzone, abbastanza oscuro, in fondo al quale il consulente legale mi aspettava assiso dietro a un grande tavolo. Fui messo subito a mio agio con grande gentilezza, iniziammo a parlare dell’ammontare del danno per le piante che fu facile concordare e poi continuammo a parlare a lungo dei più svariati problemi, tra i quali in primo luogo quelli della città, criticando la condizione ancora anomala in cui si trovava sotto l’amministrazione del G.M.A. (di cui in quel momento egli era un esponente) e delle prospettive future.

Fu una conversazione così piacevole ed interessante tanto che non esitai a complimentarmi con lui, confessandogli che mi sarei aspettato di dovermi trovare di fronte ad uno dei soliti burocrati e che invece avevo la fortuna di avere incontrato un personaggio di alto livello.

Erano passati tanti anni, tuttavia, pur avendo sentito parlare di Manlio Cecovini eletto il suo bellissimo libro “Discorso di un triestino agli italiani”, non l’avevo più rivisto da allora. Lo incontrai per caso nel vestibolo del compianto veterinario Livio Cavalcante, lui con la sua canina bassotta che si chiamava “Honey”, io con il mio coker da caccia che si chiamava Alì. L’attesa si protrasse più del dovuto e questo ci consentì di avviare una serrata conversazione, a conclusione della quale, prima che ognuno procedesse con il suo cane, io ebbi a dirgli: “ ma lo sa, che io ho sempre pensato a lei come al mio sindaco ideale?” Tutto questo doveva accadere negli anni immediatamente successivi all’infame Trattato di Osimo del 1975 durante i quali la reazione indignata della popolazione triestina stava preparando la sua rivoluzione contro la partitocrazia. In quel momento non avrei mai potuto immaginare che all’inizio del 1978 mi sarei ritrovato con Manlio Cecovini, mio sindaco, a capo di una giunta monocolore formata da quattordici assessori della Lista per Trieste, tra i quali io, che venni nominato assessore all’economia e delegato del Sindaco nel Consiglio di Amministrazione dell’Ente Porto.

Cominciò così quella vera e propria “epopea”, vissuta sull’onda dell’entusiasmo dei cittadini. Ricordo le due ali di folla che applaudiva in strada il corteo delle nostre macchine, inneggiando al successo ottenuto dalla Lista per Trieste. Tutti seguivano fino alle 3 del mattino gli straordinari dibattiti che si svolgevano in Consiglio Comunale, nobilitati dalla presenza di Almirante e Pannella e la qualità dei loro interventi, nel corso delle sedute fedelmente riprese e trasmesse nelle case dei triestini dalla prima Tele4 di Giorgio Irneri e Chino Alessi.

Purtroppo, anche la grande personalità di Manlio Cecovini finì, dopo tre anni di successo, per essere sconfitta dalla coalizione delle forze partitocratiche che avevano rialzato la testa e riuscirono poi man mano a impedirci di realizzare quelli che erano i grandi obbiettivi della Lista per Trieste, in primo luogo lo sviluppo del Porto Franco e l’Autonomia, essendo tuttavia riusciti almeno a tutelare l’integrità del Carso, impedendo la realizzazione della Zfic, la Zona Franca Industriale a Cavallo del confine .

Manlio Cecovini, è rimasto certamente il più amato dai triestini che lo hanno avuto come Sindaco. E il suo personaggio rimane d’altronde il più poliedrico di cui la città abbia goduto: grande sportivo e schermidore, grande giurista, grande massone, grande politico, grande scrittore e filosofo di vita, ho sempre pensato che in qualunque campo e in qualunque impresa avesse voluto cimentarsi ne sarebbe diventato inevitabilmente il capo e avrebbe raggiunto il massimo livello.

Manlio Cecovini, morto ora a 96 anni, ha avuto una lunghissima vecchiaia funestata dalla perdita della cara moglie Rosetta che ha reso ancor più drammatica la sua cecità e la sua vita nella villa di Padriciano che non ha mai voluto abbandonare.

Avremmo voluto accompagnarlo nel suo ultimo viaggio, ma non abbiamo potuto che rispettare la sua volontà perché Manlio Cecovini, così schivo di carattere, ha voluto un funerale strettamente privato, come del resto aveva fatto Gianni Giuricin, la cui scomparsa è passata quasi inosservata. Trieste tuttavia non potrà mai dimenticare questi grandi personaggi che hanno interpretato quell’epopea della sua storia che tanti di noi hanno avuto la fortuna di vivere insieme a loro.

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22 GENNAIO '04 - 90° COMPLEANNO DEL
PRESIDENTE ONORARIO MANLIO CECOVINI

Il pubblico intervenuto ai festeggiamenti

Il 90° compleanno del Presidente onorario del I.G. è stato festeggiato con gioia sia dai soci quanto dagli autorevoli ospiti ed amici. Malgrado l'eta avanzata nessuna incertezza è trasparsa nel comportamento di Manlio Cecovini. Freschezza mentale, consueta eloquenza, chiarezza intellettuale, grande cultura accompagnato da una discreta forza fisica lo hanno contraddistinto ancora una volta durante il discorso di ringraziamento rivolto agli intervenuti.

Per questa occasione, lo storico Fulvio Salimbeni ha voluto curare una raccolta di racconti, testimonianze e saggi dedicata a Manlio Cecovini da parte dei suoi amici. Il nome dato alla miscellanea «Da Poggio Boschetto a Padriciano» riassume il grande significato che altri hanno voluto dare all'intensa vita di Manlio Cecovini, già dai tempi di ufficiale di complemento in Grecia fino allo scrittore dei nostri giorni.

Il Presidente Antonio Scarano regala il libro curato da Fulvio Salimbeni che raccoglie scritti degli amici di Manlio Cecovini, appositamente preparati per questa occasione.
Manlio Cecovini soffia sulle candeline; la torta gli è stata donata dal senatore Giulio Camber.
Manlio Cecovini ringrazia il pubblico intervenuto.
Manlio Cecovini riceve gli auguri di Paolo Fusaroli
La festa è stata contraddistinta dal grande calore dimostrato dagli amici intervenuti in cui nessuno ha potuto rinunciare ad un affettuso indirizzo di auguri e di inevitbili battute legate al suo brillante passato di uomo pubblico.
Ritaglio dal PICCOLO di Trieste del 31 gennaio 2004

EVENTI PRECEDENTI
Inaugurazione della nuova sede di via Trento in ottobre 2002
Elezione del nuovo consiglio direttivo per il biennio 2003 - 2005

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